Libero Quotidiano, 21 VI 2018
CERVELLO IN FIAMME
Roberto Saviano vomita odio su Matteo Salvini: “Buffone, ministro mafioso, capo di un partito di ladri”
Eccoci all’ultimo atto della violentissima guerra tra Roberto Saviano e Matteo Salvini. In mattinata, il ministro dell’Interno ha affermato: “Valuteremo se gli serve la scorta”. Ed eccoci alla replica di mister Gomorra, che arriva in un durissimo video pubblicato su Facebook. “Le parole pesano, e le parole del Ministro della Malavita, eletto a Rosarno (in Calabria) con i voti di chi muore per ‘ndrangheta, sono parole da mafioso. Le mafie minacciano. Salvini minaccia”. Insomma, Saviano arriva a dare del “mafioso” a Salvini.
E ancora: “Il 17 marzo, subito dopo le elezioni, Matteo Salvini ha tenuto un comizio a Rosarno. Seduti, tra le prime file, c’erano uomini della cosca Bellocco e persone imparentate con i Pesce. E Salvini cosa fa? Dice questo: Per cosa è conosciuta Rosarno? Per la baraccopoli. Perché il problema di Rosarno è la baraccopoli e non la ‘ndrangheta. Matteo Salvini è alla costante ricerca di un diversivo e attacca i migranti, i Rom e poi me perché è a capo di un partito di ladri: quasi 50 milioni di euro di rimborsi elettorali rubati”.
Dunque, la replica nel merito: “E secondo te, Salvini, io sono felice di vivere così da 11 anni? Da più di 11 anni. Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, di intimidirmi? In questi anni sono stato sotto una pressione enorme, la pressione del clan dei Casalesi, la pressione dei narcos messicani. Ho più paura a vivere così che a morire così. E quindi credi che io possa avere paura di te? Buffone“.
* * *
segue sulla stessa testata, l’indomani:
Vittorio Sgarbi si inserisce nella polemica tra Matteo Salvini e Roberto Saviano sulla scorta. “Tanti italiani si ammazzano per il fisco. Dovremmo proteggere quelli, altro che Saviano“, scrive su Twitter il critico d’arte e sindaco di Sutri, oltre che parlamentare.
* * *
e sul Blog di Cristiano Puglisi (Il Giornale):
Ma quale Saviano, la scorta serve agli italiani
Fiumi di parole, un profluvio di inchiostro. Tutto e solo per lui, Roberto Saviano. E per la sua scorta. Già, un privato cittadino con un conto in banca in milioni di Euro e la protezione pagata dallo Stato. Un figlio della buona borghesia campana, fresco proprietario di un lussuoso attico a New York, che nella vita ha avuto il merito, incontestabile per carità, di scrivere, ormai 12 anni fa, un romanzo sulla camorra.
Eppure la storia e l’attualità del sud Italia sono piene di esempi di coraggio, che la scorta non ce l’hanno. Dai braccianti e sindacalisti che denunciano gli abusi del caporalato ai giornalisti precari che raccontano gli intrecci del malaffare sulle testate locali. E perché non menzionare anche Vittorio Pisani, ex capo della Squadra Mobile di Napoli. Un signore che la camorra l’ha combattuta sul campo. E che, dello scrittore partenopeo, disse: “A noi della Mobile fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione (…). Ho arrestato centinaia di delinquenti, io giro per la città con mia moglie e con i miei figli senza scorta“.
Tutta gente che, forse per la sola colpa di non avere accesso ai salotti (di sinistra) che contano, non ha potuto rendere questa attività un business, non ha potuto trarne sceneggiature per il cinema e le serie TV e non è stata invitata a parlare da “compagni” altolocati nelle trasmissioni televisive. E allora, francamente, poco importa della scorta dell’autore di “Gomorra”. Se gli organi competenti reputeranno che di rischi non ne corre, bene farà il ministro Salvini a levargliela. In caso contrario che la tenga.
Anche se, è chiaro, la protezione di Stato a un milionario che sostanzialmente vive all’estero fa sorridere. Piuttosto la protezione la si dovrebbe dare agli italiani, potenziando l’organico e gli strumenti a disposizione delle Forze dell’ordine e le leggi a loro tutela. […]
* * *
e su Il Tempo del 23 giugno:
Simone Di Meo, giornalista napoletano che ha denunciato Roberto Saviano per plagio, vincendo la causa: “Mi fa ridere tutta questa grancassa di associazioni di categoria, sindacati, eccetera che si fanno avanti come paladini della libertà d’informazione. Sa quanti sono dalle mie parti i giornalisti che fanno un lavoro di trincea e hanno la scorta? Nessuno“.