Antonio Signorini, Il Giornale, 2 IV 2021
Tutto è fermo, ma la Tari aumenta
Nel 2020 pochi rifiuti eppure la tassa sale. Confcommercio: in 10 anni cresciuta dell’80%
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I rifiuti diminuiscono ma la Tari continua ad aumentare un po’ ovunque. Come se non bastasse, la riforma che avrebbe dovuto rendere più equa una tassa che si gioca con l’Imu il primato dell’antipatia dei contribuenti, ha peggiorato la situazione.
L’Osservatorio tasse locali di Confcommercio ha fatto il punto sulla Tassa sui rifiuti nel 2020 e ha scoperto che nonostante lo stop alle attività economiche del lockdown e, più in generale, il clima depresso per la pandemia da Covid 19, il costo totale è aumentato raggiungendo i 9,73 miliardi. L’incremento negli ultimi dieci anni è stato dell’80%.
Dato contestato dai sindaci, che ieri si sono fatti sentire attraverso il segretario generale dell’Anci Veronica Nicotra, secondo la quale il prelievo del 2010 non era di 5,4 miliardi ma di 7,9.
L’aumento rispetto all’anno precedente è stato minimo, (era 9,6 miliardi nel 2019), ma un quarto dei comuni ha incrementato la tassa. Incremento in contrasto con l’andamento dell’economia, in contrazione del 9%.
Un «paradosso», a giudizio della confederazione dei commercianti. «Le imprese del terziario – ha detto al Giornale il presidente Carlo Sangalli – sono di fronte ad una situazione estrema: sostegni del tutto insufficienti e prospettive di riaprire ancora un miraggio. Si aggiungono poi i costi beffa per le aziende rimaste chiuse come quello della Tari, la tassa per rifiuti mai prodotti. Prima che sia troppo tardi chiediamo al Governo Draghi una svolta che per adesso non si è ancora vista».
La beffa degli aumenti dell’era covid si aggrava alla luce del fatto che Arera, l’autorità che regola la distruzione di gas, elettricità e gas, aveva stabilito che il 2020 sarebbe stato l’anno di un nuovo metodo tariffario denominato Mtr il cui fine sarebbe quello di fare pagare tariffe proporzionali ai consumi.
Secondo l’analisi dell’Osservatorio su 110 capoluoghi di provincia e città metropolitane, quasi l’80% dei comuni non ha ancora definito questo nuovo metodo e nel 21% dei comuni che, invece, lo hanno recepito, in più della metà dei casi (il 58%) il costo della Tari risulta paradossalmente in aumento, mediamente del +3,8%. L’Anci imputa i ritardi nella complessità del metodo Arera e gli aumenti al passaggio al nuovo metodo che calcola i consuntivi degli anni precedenti.
Sarebbe in vigore anche un’altra delibera dell’Arera che invita i comuni a ridurre la parte variabile della tariffa in linea con la minore produzione di rifiuti provocata da covid. Secondo l’Osservatorio, il 60% dei comuni ha mantenuto le tariffe invariate, il 17% le ha diminuite (mediamente del 5%) e il 23% le ha addirittura aumentate (mediamente del 3,8%). Per l’associazione dei comuni, «l’assenza di una norma statale ha determinato nelle deliberazioni delle agevolazioni, che nella gran maggioranza dei casi ci sono state, una non uniformità di effetti economici»