Evviva la «pratica inutilità» di greco e latino, passepartout per il mondo
Venerdì sera è la «Notte del liceo classico», in ogni istituto si celebra lo studio della cultura classica che apre la mente e permette poi di scegliere tutte le professioni.
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Spettacoli teatrali, concerti, dibattiti, cineforum, perfino degustazioni a tema ispirate al mondo antico. Questo e molto altro andrà in scena venerdì 11 gennaio, dalle ore 18 fino alla mezzanotte, in 433 Licei classici in ogni parte d’Italia per la quinta edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico.
In una contemporaneità dominata dall’usa e getta, da una comunicazione in tempo reale che predilige i rapidissimi slogan e la sintesi dell’inglese, da una insofferenza intellettuale per tutto ciò che richiede tempo e applicazione, il liceo classico ha una sua evidente, oggettiva e quindi scandalosa «inutilità pratica». Studiare il greco e il latino, che tecnicamente appartengono alle cosiddette lingue morte, appare quasi come una retrograda sfida alla globalizzazione dei linguaggi. E chi si iscrive può anche compiacersi di tutto questo, ma sbaglierebbe l’approccio.
La sfida della complessità
Non c’è, al contrario, nulla di più contemporaneo e attuale di un allenamento alla complessità, proprio come risposta a chi vorrebbe indirizzare le nuove generazioni verso una semplificazione destinata a produrre incapacità critica, sottraendo ai cittadini del Terzo Millennio i necessari strumenti. Molti giovani , e le loro famiglie, se ne stanno accorgendo: le iscrizioni del piccolo ma tenace drappello dei classicisti sono in crescita, e non si tratta certo di imposizioni dei genitori ma di scelte consapevoli. Si potrebbe giocare sulla retorica, ricordando come molti e decisivi economisti sulla scena mondiale (un nome tra i mille possibili, Mario Draghi, attuale presidente della Banca centrale europea) hanno alle spalle solidissimi studi classici, prima dell’ingresso nelle facoltà specializzate nella loro materia. O che molti manager che si occupano di gestione delle risorse umane sono laureati in filosofia, e quindi maneggiano ovviamente greco e latino. Ma sono punte di diamante.
«La ginnastica mentale»
La verità più quotidiana e accessibile, ascoltando ragazze e ragazzi usciti dai licei classici italiani, è la percezione di sentirsi cittadini del mondo proprio per l’universalità della conoscenza acquisita, per l’opportunità di aver scavato nelle radici stesse della Civiltà Occidentale (e non solo), di aver studiato un passato senza il quale proprio la contemporaneità apparirebbe indecifrabile. Non è questione di aoristo o di consecutio temporum: il punto è quella famosa «ginnastica mentale» che ti abitua ad affrontare gli appuntamenti con la comprensione e l’analisi delle difficoltà della vita. Un’astrazione? Macché: un metodo molto più pratico di quanto non si possa pensare. Da utilizzare ogni giorno per aprirsi le strade verso il futuro.