Laura Distefano, Live Sicilia, 17 V 2016
INDAGINI DEI ROS
L’inchiesta sulla nuova cupola di Cosa Nostra
Ne fa parte (del tutto ovviamente) anche un tizio che un tempo fu preso dai magistrati come un oracolo e le sue rivelazioni (conoscendo poco Dante) come volontà di intraprendere, testualmente, una “vita nuova”. Pochi si chiesero, invece, se per certi aspetti non fossero nient’altro che una vendetta di mafia.*
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CATANIA – Nuovo capitolo giudiziario dell’inchiesta dei Ros Kronos che lo scorso mese ha decapitato quella che gli investigatori hanno definito “la nuova cupola di Cosa nostra“. In queste ore stanno arrivando gli esiti del Tribunale della Libertà sui ricorsi presentati dai difensori per l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip dopo la convalida del fermo. Che per molti non era stato convalidato. Nel corso delle udienze davanti al Riesame i pm Antonino Fanara e Agata Santonocito, che hanno coordinato l’indagine insieme al Procuratore Michelangelo Patanè, hanno depositato un’integrazione investigativa. Anche perchè l’indagine non si è mai fermata.
Francesco Santapaola, ritenuto dagli inquirenti, il nuovo boss della mafia catanese resta in carcere. E’ un’intercettazione del febbraio scorso che fa capire agli investigatori che Ciccio, figlio di un cugino dell’ergastolano Benedetto, si era seduto sulla poltrona più importante della cupola di Cosa Nostra. Salvatore Di Benedetto, boss della famiglia di Caltagirone e uomo di fiducia di Turi Seminara, avrebbe spiegato a Benito Brundo e Francesco Scirè, inteso il “Barone”, che gli affari dei Mirabile nel calatino erano gestiti ora direttamente dalla famiglia Santapaola. Di Benedetto spiegava senza mezzi termini che chi comandava il clan era Francesco, figlio di Turi e persona diversa dal figlio di Nitto. E ci sono ancora altre conversazioni captate dai Ros che sono state messe in rilievo dai pm Santonocito e Fanara. Appena due mesi fa Di Benedetto e Pappalardo commentavano il fatto che Pippo Floridia aveva presentato “Francesco Santapaola come rappresentante dello zio Nitto”. Insomma, lo scettro del comando sarebbe tornato alla famiglia di sangue. A chi porta il cognome Santapaola.
Il nuovo capo, accompagnato da una scorta armata come solitamente succede per un boss mafioso, partecipa a tre dei quattro incontri seguiti in diretta dai Ros dall’estate 2015 a febbraio 2016. Summit al centro di uno speciale delensile S. Unico incontro disertato da Santapaola è stato quello a Paternò due giorni prima di Natale: a rappresentare la famiglia c’era Roberto Vacante (genero di Salvatore Santapaola, fratello del capomafia Nitto e arrestato qualche mese fa nell’operazione Bulldog).
Francesco Santapaola non è presente nemmeno all’ultimo summit prima degli arresti. Al suo posto c’è l’uomo d’onore di Paternò Francesco Amantea che cerca di far tornare la pace in famiglia. Una pace messa in discussione dalle pesanti tensioni tra l’alleato siracusano dei Nardo, Pippo Floridia con i due picciotti del boss ennese Turi Seminara, elevato a dire degli inquirenti a capo della cosca di Caltagirone, Giovanni Spampinato e Salvatore Di Benedetto.
Il Tribunale del Riesame ha confermato l’ordinanza anche per Rosario Scavo Bontempo, boss di Francofonte dei Nardo, Giuseppe Mirenna, elemento di spicco degli Assinnata di Paternò, Silvio Giorgio Corra e Vito Romeo, tutti e due indicati esponenti della famiglia Santapaola. Annullata invece per Paolo Galioto, uno dei fratelli proprietari della Masseria di Francofonte dove si è svolto uno dei vertici seguiti in diretta dal Ros. Per i giudici della Libertà Galioto non sarebbe “organico al clan” ma solo “vicino”.
Il Tribunale del Riesame ha confermato l’ordinanza anche per Francesco e Giovanni Pinto. I due fratelli sarebbero coinvolti – secondo la ricostruzione del Ros – nell’approviggionamento di armi. Le cimici registrano una “gita fuori porta” dei due boss calatini Giovanni Spampinato e Salvatore Di Benedetto mentre a bordo di una fiammante Bmw raggiungono via Aquicella per cercare Francesco Pinto allo scopo “di visionare armi da comprare”. Questa l’ipotesi della magistratura. Inoltre a casa di Franco Pinto a Catania si sarebbe svolto un importante summit per la nomina del rappresentante provinciale. Una riunione a cui avrebbe partecipato – come emerge da una serie di intercettazioni – anche il boss Salvatore Seminara.
* La parte in rosso è una nota dello Studio. Le risultanze dell’inchiesta sono state poi confermate dal processo innanzi al Tribunale di Catania (Gup Carlo Cannella) concluso con Sentenza del 16 gennaio 2018. Il filosofo della “vita nuova” è stato condannato a 10 anni e otto mesi di reclusione.