Dario Di Vico, Corriere della sera, 1 III 2016
L’ANALISI
Imprese, dopo la crisi c’è una nuova classe media
Secondo lo studio di Intesa sui distretti industriali è nata una nuova generazione di medie imprese italiane il cui fatturato nel 2008-2014 è salito del 10%.
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I responsabili dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo non hanno remore a fare i nomi: Mesgo, Ideal Plast, Venchi, Stefanplast, Panni, EcoPolifix,Valdo, Comas e via di questo passo. Per il grande pubblico si tratta di sigle sconosciute ma in realtà rappresentano una nuova generazione di medie imprese italiane cresciuta di taglia in questi anni nei distretti con un balzo del 10% di fatturato, ottenuto negli anni orribili 2008-14. Il loro successo è figlio (anche) di un incremento della produttività del lavoro: le medie aziende distrettuali a fronte di un +5,1% del costo del lavoro hanno generato una crescita del valore aggiunto del 7,7%. Ne ha tratto beneficio anche la redditività con il Roe cresciuto dell’1% e il Roi dello 0,2%. Ancor più interessante è il dato sulla patrimonializzazione: sempre nello stesso periodo, segna +26,6% a dimostrazione che gli imprenditori continuano a credere nelle loro imprese.
Così si aiuta il ricambio generazionale
Sintetizza Gregorio De Felice, capo economista della banca: «L’affermazione di una nuova classe di medie imprese vincenti favorisce il ricambio generazionale e innesca processo virtuosi di imitazione», che si accompagnano ad altri due trend. L’attrazione di capitali esteri che migliorano le capacità di ricerca e commerciali e i fenomeni di reshoring (i casi citati sono Safilo, Gilmar, Gaudì, Bottega Veneta, ecc.) che sostengono le filiere locali. Ma il cambio di taglia come è avvenuto? «Quasi sempre per crescita interna — risponde De Felice — purtroppo resta in piedi una sorta di avversione culturale ai processi di aggregazione». Il focus di Intesa Sanpaolo, contenuto nell’Ottavo rapporto annuale sui distretti, è la prima novità da diverso tempo a questo parte in materia di dimensione delle imprese. Sono le storie di aziende come Decori, Serena, Campolonghi, Mg, Tripel, Spac, Bottega S.p.A, Gps, Conceria Sirp che fanno dire all’amministratore delegato di Intesa, Carlo Messina, che i distretti si confermano un punto di forza del tessuto produttivo, «è un’Italia a tripla A» (come lo è «anche il risparmio delle famiglie italiane») alla quale la banca promette di non far mancare risorse, anzi. Nel 2015 le erogazioni di Intesa alle imprese sono passate da 27 a 41 miliardi ma la dinamica risulta accelerata nei primi mesi del ‘16 (addirittura +40% nel credito a medio e lungo termine). «C’è una stretta correlazione tra quanto riusciamo a fare come banca e la dinamica del Pil italiano e per questo motivo nel 2016 faremo di tutto per sostenere gli investimenti. E finanzieremo fino al 140 per cento le imprese che useranno il provvedimento governativo sul super ammortamento per gli acquisto di macchinari». È chiaro che dall’indagine presentata da Intesa emerge che più i distretti riescono a far crescere al loro interno imprese medio-grandi o vere multinazionali tascabili più l’intero territorio si muove, quasi esaltandosi nella competizione internazionale. Sarà un caso ma nella lista delle migliori performance di crescita e redditività al primo posto c’è l’occhialeria di Belluno che si giova di un mix di grandissime aziende e fornitori d’eccellenza.