Giulia Crivelli, Il Sole 24 Ore, 17 III 2020
In Cina è già l’ora del “revenge spending” e di (ri)programmare viaggi
*
Negli Stati Uniti ogni ora, quasi ogni minuto, si allunga la lista di negozi, catene di ogni settore (ristoranti e fast food compresi), department store e boutique del lusso che annunciano chiusure a tempo indeterminato. In assenza, al momento, di una direttiva federale. Lo stesso vale per la Francia e la Germania, dove le misure non sono ancora draconiane come quelle introdotte in Spagna e, naturalmente, da noi. Quelle cioè che permettono l’apertura solo a negozi di alimentari, farmacie e altri considerati di prima necessità.
In Cina sta avvenendo l’opposto: tutti riaprono e si parla addirittura di “revenge spending”, letteralmente, spendere per vendicarsi, la spesa della vendetta. Consolatorio suonerebbe forse meglio, ma tant’è. Con buona pace, almeno guardando alla Cina, di chi azzarda che il coronavirus ci possa cambiare in meglio o almeno renderci più consapevoli del lato spirituale dell’esistenza. Quello materiale, sembra dire il messaggio che arriva dalla Cina, ha già (ri)preso il sopravvento.
L’85% delle 3.600 gioiellerie della più grande catena cinese, Chow Tai Fook Jewellery Group, che è anche il più grande gruppo del settore al mondo per fatturato, hanno riaperto. Con alcune precauzioni: mascherine per gli addetti e accessi ristretti. Ma fuori da ogni negozio ci sono già le code. Lo stesso vale per maison del lusso come Chanel: i negozi in Italia e molti altri Paesi sono chiusi, quelli in Cina hanno riaperto e anche in questo caso da domenica si sono viste le prime file.
Ieri il quotidiano China Daily ha pubblicato un altro articolo che dà il senso dell’umore post-quarantena. Il titolo era Recovery wish list being drawn up, ovvero: “si cominciano a scrivere le liste delle cose da fare per riprendersi”. Ai primi posti ci sono: andare al ristorante, viaggiare, festeggiare e fare shopping (curiosamente non al primo posto).
China Skinny, società di marketing e strategie molto famosa in Cina, prevede una ripresa “esplosiva” del settore turismo, domestico e verso l’estero, sulla base di quello che successe dopo la fine dell’emergenza legata alla Sars, nel 2003. Sheryl Shen, associate marketing manager di China Skinny, intervistata dal China Daily, ricorda che durante la Golden Week dell’ottobre 2003, prima occasione festiva dopo la crisi Sars, il numero di voli fece un balzo del 200% rispetto all’anno precedente. Per lo Spring Festival del 2004, l’aumento fu del 201% rispetto allo stesso periodo del 2003, un mese prima dello scoppio della Sars.
* * * § * * *
Roberta Moncada, Lagenziadiviaggi.it, 6 IV 2020
Fenomeno revenge spending: perché la ripresa verrà dalla Cina
Gli economisti lo chiamano revenge spending. Letteralmente “spendere per vendicarsi”. Il fenomeno, emerso fortemente in Cina nelle ultime settimane, vede i consumatori spendere più del normale per compensare le rinunce fatte durante il periodo di isolamento per l’emergenza da Covid-19. Ristorazione, intrattenimento e viaggi, secondo il quotidiano China Daily, i settori coinvolti da questa rinascita dei consumi nel post coronavirus.
E sono moltissimi, in effetti, i sondaggi (come quello della China Tourism Academy, o del portale Fliggy, ndr) che dimostrano come l’impatto del coronavirus sul turismo cinese sia solo temporaneo e non abbia scalfito l’ottimismo e la propensione al viaggio dei cinesi, che anzi pianificano già di tornare a viaggiare il prima possibile. E se in un primo momento opteranno per viaggi domestici, successivamente riprenderanno anche i viaggi all’estero. Un’opportunità imperdibile per il turismo italiano, quindi. Soprattutto considerando i 150 milioni di viaggi effettuati dai cinesi nel 2019 e una crescita annuale dei volumi a due cifre.
Ma cosa cercheranno, i turisti cinesi in una destinazione turistica nel post coronavirus? Lo abbiamo chiesto a degli esperti del settore, che hanno evidenziato le priorità da tenere presenti per approcciare questo mercato, in questa nuova, inaspettata fase:
Secondo Jiang Jinsong, ricercatore associato per la China Tourism Academy e curatore del “Report sul turismo cinese Outbound” del 2019, «la priorità per i viaggiatori cinesi sarà la sicurezza sanitaria». Fondamentale, quindi, «dare l’immagine di un Paese sicuro, dove l’epidemia è stata contenuta con successo, rassicurando così potenziali visitatori o partner commerciali». Bisognerà lavorare molto sulla comunicazione, anche a livello locale. Interessante, in questo senso la strategia della catena Shangri-la, che con dei post sui social cinesi mostra le rigorose procedure di pulizia nei vari ambienti dei suoi hotel.
Digitalizzazione, invece, la parola d’ordine per Elisa Morsicani, ceo di Italian Lifestyle, azienda promotrice di Vento D’Italia, piattaforma nazionale per l’accoglienza dei turisti cinesi. «Per distinguersi e farsi notare dal pubblico cinese» dichiara la Morsicani, «è essenziale innanzitutto creare engagement tramite contenuti accessibili, visibili e condivisibili». Altrettanto importante però «rendere fruibili i propri servizi, consentendo la prenotazione e l’acquisto sulle piattaforme più usate».
Infine Micaela Russo, direttore commerciale di Caissa Tourisik, ritiene molto importante anche «ricostruire l’immagine degli italiani come un popolo amichevole nei confronti della Cina. La percezione nei nostri confronti è stata danneggiata non poco dagli episodi discriminatori e di intolleranza avvenuti all’insorgere dell’epidemia, e qualche iniziativa amichevole, anche dei singoli operatori, aiuterebbe a creare un senso di vicinanza, specialmente dopo che entrambi i paesi hanno dovuto affrontare la stessa minaccia».
In attesa che passi l’emergenza sanitaria, quindi, si può far tesoro di questo tempo per attuare strategie di approccio al mercato cinese, non perdendo occasioni preziose quando il settore si riprenderà.