Corriere della sera, 3 VII 2020
Digitale, la rivoluzione è nei modelli di business
Le limitazioni del coronavirus hanno dimostrato co-me le nuove tecnologie siano fondamentali per la so-pravvivenza e lo sviluppo delle imprese. Una trasfor-mazione che interessa tutti i settori, dalla Pubblica Amministrazione al commercio.
Da ogni crisi, persino dalle più profonde, possono nascere delle opportunità. Questi mesi di limitazioni hanno dimostrato come professionisti e imprese non possano prescindere dall’utilizzo del digitale. Uno strumento che in molti casi ha permesso la continuità aziendale, aprendo allo stesso tempo nuove strade di sviluppo. La trasformazione digitale, infatti, non consiste solo nel dematerializzare i documenti: si tratta di una rivoluzione profonda, che impone di ripensare i modelli di business in molti settori (per non dire in tutti): dalla grande distribuzione al commercio al dettaglio, dal manifatturiero ai trasporti, dalla logistica alla Pubblica Amministrazione. Per realizzarla sono necessari investimenti e nuove competenze, ma soprattutto una strategia chiara per essere più competitivi in uno scenario in continuo movimento.
La produttività è la chiave
Come ricorda la Banca d’Italia, diversi studi dimostrano che le imprese tecnologicamente più evolute registrano una maggiore produttività. E, come ha scritto il premio Nobel per l’Economia Krugman, “la produttività non è tutto, ma nel lungo periodo è quasi tutto”. Il suo incremento ha sempre caratterizzato le rivoluzioni industriali. Ma, scrive Bankitalia, “l’attuale ondata di innovazioni tecnologiche si distingue rispetto a quelle del passato non solo per la sua rapidità, ma anche per gli ambiti di applicazione”. Nel giro di pochi anni “ha raggiunto miliardi di persone”, con “potenziali applicazioni che includono compiti finora considerati appannaggio solo dell’intelligenza umana”. Chi riesce a stare al passo, accelera. Chi non innova, invece, è destinato ad arenarsi. L’Italia ha bisogno di una spinta in questo senso. Secondo l’ultimo rapporto del Digital economy and society index, indicatore che misura le performance dei Paesi europei rispetto alla transizione verso il digitale, il Paese sta facendo passi in avanti ma rimane comunque al 24esimo posto fra i 28 Stati membri dell’Ue.
Oltre la dematerializzazione
Gli strumenti messi a disposizione dal digitale permettono alle aziende di cambiare pelle. Soluzioni di cloud computing consentono non solo di dematerializzare ma rendono più veloci, efficienti e scalabili i processi interni e i rapporti con i clienti. Il lavoro sarà sempre meno legato a supporti e luoghi fisici. L’intelligenza artificiale e il machine learning miglioreranno l’efficienza aziendale. Sfruttando una risorsa preziosa come i dati, si possono automatizzare attività ripetitive, anche complesse: le operazioni si velocizzano, diminuisce il tasso di errore e, allo stesso tempo, i lavoratori possono dedicarsi ad altre mansioni nelle quali il fattore umano resta imprescindibile. Trasformare i dati in informazioni permette di ridurre gli sprechi e supporta le imprese nelle scelte da intraprendere.
Ad esempio, il machine learning prevede con maggiore precisione la variazione della domanda, orientando l’offerta. Oppure monitora i consumi energetici (un costo significativo per un ufficio o un impianto) e suggerisce come ridurli.
La rivoluzione interessa il mondo dei servizi tanto quanto quello produttivo, con l’Industria 4.0 e l’evoluzione in smart factory: attraverso le tecnologie IoT (Internet of Things), ogni macchinario si trasforma in un dispositivo connesso, capace di dialogare con gli altri device, e diventa parte di un ecosistema. Ne beneficiano la produzione, il controllo qualità, la continuità delle operazioni (si parla di “manutenzione predittiva” perché i segnali di cedimento anticipano il guasto consentendo l’intervento prima che questo si verifichi) e il monitoraggio dell’intera attività. In una parola: efficienza.
Dal lockdown alla ripartenza
Non si tratta di tecnologie a disposizione solo delle grandi imprese. Come ha dimostrato il lockdown e come sta dimostrando la ripartenza, il digitale è una presenza fondamentale nella vita di ogni cittadino e di ogni attività. “L’emergenza ha acuito l’importanza per il Paese di disporre di una infrastruttura di telecomunicazioni moderna e ha accelerato l’adozione di modelli digitali da parte di imprese e amministrazioni – ha dichiarato Aldo Bisio, Amministratore Delegato di Vodafone Italia. Le tecnologie digitali si stanno dimostrando essenziali per la sostenibilità dei modelli di business. E questo sarà ancora più evidente nella definizione della nuova normalità nella vita delle persone e delle organizzazioni”. C’è però un’altra cosa che lockdown e post lockdown hanno evidenziato: chi ha investito per tempo è stato più preparato anche a uno scenario impensabile fino a pochi mesi fa. Chi non lo ha fatto si è invece ritrovato in difficoltà, senza il tempo né le capacità per recuperare. La digitalizzazione, infatti, è alla portata di tutti ma non si improvvisa e richiede competenze specifiche. Da questa convinzione è nata Vodafone Business, che offre soluzioni a professionisti, Pmi e grandi aziende. E da qui è nata anche la partnership triennale siglata con Microsoft Italia. Grazie alla combinazione delle rispettive competenze, le due aziende puntano proprio ad abilitare nuovi modelli di lavoro e di business più efficienti e sicuri: dallo smart working ai servizi a supporto della produttività. Microsoft 365 offre un pacchetto di servizi capaci di mantenere la piena operatività anche (ma non solo) da remoto: mail, archivi, condivisione di documenti, messaggistica e videoconferenze (con Teams) sono utili sia per l’organizzazione interna che per mantenere i rapporti con clienti e fornitori. La collaborazione prevede anche lo sviluppo di un’offerta in ambito cloud computing che combina quello privato di Vodafone con quello pubblico di Microsoft Azure. L’obiettivo è offrire alle aziende la massima scalabilità, secondo un modello ibrido che assicuri elevate performance, sicurezza, flessibilità e servizi a valore aggiunto.