Storia di Zeleb.es, 30 III 2024, fornita da The Daily Digest.
Viviamo in una simulazione?
Il dibattito scientifico si intensifica
Nel 2003, il filosofo dell’Università di Oxford Nick Bostrom ha proposto l’ipotesi della simulazione, pubblicando un articolo dove si affrontava la possibilità che l’umanità esista all’interno di una simulazione al computer.
La teoria è diventata famosa soprattutto grazie a film come “Matrix” e altre opere di fantascienza, ma ne hanno discusso anche divulgatori e ricercatori scientifici.
La teoria suggerisce che potremmo essere parte di una simulazione elaborata da una civiltà avanzata, intenzionata a ricreare in modo complesso e dettagliato le condizioni di vita dei propri antenati.
La teoria prende ispirazione dai nostri computer che continuano a diventare più avanzati e ci consentono di elaborare simulazioni più complesse, come i videogiochi.
Bostrom ha proposto l’ipotesi come un trilemma, consentendo ad altri filosofi e persino fisici di calcolare le probabilità che la realtà sia una simulazione.
Il trilemma è la contrapposizione di tre affermazioni, una delle quali deve essere vera. Bostrom ha proposto tre concetti relativi alla teoria della simulazione.
La prima affermazione descriveva la possibilità che l’umanità si estingua prima di raggiungere la capacità di calcolo necessaria per sviluppare una simulazione complessa.
La seconda proponeva la possibilità che nessun umano avanzato sarebbe interessato a sviluppare una simulazione sui propri antenati primordiali.
La terza e ultima affermazione sostiene che una simile simulazione esiste realmente e che la maggior parte degli esseri umani, vivendo come vivono attualmente, vi sono inseriti.
Presentando il trilemma in questo modo, diventa chiaro che la terza opzione ha molte possibilità di essere vera. Ciò significa che potremmo effettivamente vivere in una simulazione creata da una civiltà più avanzata, piuttosto che nella realtà vera e propria.
Tuttavia, un’analisi più recente che ha semplificato il problema a un dilemma, rendendo reali le prime due affermazioni, ha ridotto le possibilità: le probabilità sono vicine al 50%. [si veda – cliccando qui di seguito – “Le pari probabilità di realtà e finzione” in questa Rassegna. Nota dello Studio].
C’è da sottolineare che l’ultima analisi dipende dal progresso dell’intelligenza artificiale e delle capacità di calcolo. Se continuano a crescere, aumentano anche le probabilità che la nostra realtà sia simulata.
Analizzare le probabilità non è l’unico modo di guardare al dilemma della simulazione; anche altri ricercatori lo hanno studiato, ma da un punto di vista empirico.
Alcuni si sono addirittura chiesti se valga la pena indagare sull’ipotesi della simulazione, considerando quanto sia improbabile smentirla attraverso l’evidenza.
Senza considerare le probabilità o l’approccio vero o falso al trilemma, risulta difficile trovare modi per determinare se la nostra realtà è simulata o è la realtà di base. Questa difficoltà sottolinea la complessità e la sfida intellettuale rappresentata dal tentativo di comprendere la vera natura della nostra esistenza.
Durante un’apparizione come ospite nel podcast di Neild DeGrass Tyson, il comico Chuck Nice ha detto qualcosa che potrebbe dare alla scienza la chiave empirica: “E se la velocità della luce fosse un limite imposto dal programmatore?”
Fouad Khan, redattore senior di Nature Energy, ritiene che l’ipotesi della simulazione confermi che non possiamo viaggiare più veloci della luce.
Khan pensa che l’unica impronta della programmazione della nostra simulazione sarebbe la velocità del processore, che costituirebbe l’unica prova.
Un computer impiega lo stesso tempo per fare qualsiasi addizione, sia 2+2 che 3243+2323; la velocità del processore determina la velocità con cui vanno le cose, non la complessità dell’operazione.
Pertanto, secondo Khan, la velocità della luce corrisponderebbe alla velocità del processore nella nostra simulazione. In linea con il pensiero di Nice, sostiene che questo non sia un limite casuale, ma che sia stato impostato dal programmatore.
Capire se viviamo in una simulazione è complicato, ma forse dovremmo accettarlo. Il filosofo Preston Greene ha suggerito di non indagare troppo: se fosse vero, tale conoscenza potrebbe porre fine alla simulazione.