Anticipazione da Panorama in edicola (in Dagospia, 24 X 2013).
ULTIMO – IL CAPITANO CHE ARRESTO’ RIINA SI SCAGLIA CONTRO IL “BUSINESS DELL’ANTIMAFIA” E LA “PAGLIACCIATA” DEL PATTO STATO-MAFIA.
Sergio De Caprio svela la “sua” verità -“L’ipotesi di una trattativa tra Stato e mafia è una pagliacciata” – Su Falcone: “Tanti suoi colleghi lo odiavano e lo hanno distrutto come uomo e come magistrato. Si possono considerare i mandanti morali della strage di Capaci…”
«L’antimafia? Un business. La trattativa Stato-mafia? Una pagliacciata. Delegittimare lo Stato? Un’azione criminale». Parola del Capitano Ultimo, alias Sergio De Caprio, 52 anni, che nel frattempo è diventato colonnello dei carabinieri e vicecomandante del Noe, Nucleo Operativo Ecologico.
In un’intervista esclusiva pubblicata da Panorama in edicola da giovedì 24 ottobre l’uomo che il 15 gennaio di 20 anni fa arrestò Totò Riina non risparmia critiche a chi, in nome della lotta alla mafia, ha voluto costruirsi una carriera. L’ufficiale dell’Arma sostiene pure che «l’ipotesi di una trattativa tra Stato e mafia è una pagliacciata e che chi
rompe il fronte della lotta alla criminalità organizzata fa soltanto il gioco dei boss».
Per questo non esita a schierarsi insieme ai suoi uomini a fianco del presidente della Repubblica. E a difendere il suo ex capo Mario Mori dalle accuse di essere complice della mafia: «A Mori va tutta la mia solidarietà. Anche perché la lotta alla mafia non la fanno Giovanni Brusca e i collaboratori di giustizia, ma le persone oneste, i carabinieri, i poliziotti che ogni giorno stanno sulla strada e collaborano con i bravi magistrati».
E aggiunge: «La giustizia la fanno le persone e mi sembra che parecchie persone da diversi anni facciano carriera agitando il suo nome (Mori, ndr) e usando la loro funzione pubblica per fare politica, scrivere libri, partecipare a convegni, organizzare spettacoli: tutto ciò è gravissimo e non è persecuzione, ma eversione».
Ultimo ricorda anche Giovanni Falcone che «negli anni Ottanta, in solitudine e tra mille ostacoli, portava avanti una bella battaglia di civiltà, di dignità e di giustizia».
Ma le cose poi sono cambiate: «Tanti suoi colleghi lo odiavano e lo hanno distrutto come uomo e come magistrato. Lo hanno sovraesposto. Lo hanno indicato come bersaglio alla mafia. E Totò Riina ha saputo colpire. In questo senso, si possono considerare i mandanti morali della strage di Capaci” conclude Ultimo.