Emanuele Lorenzetti, Affarinternazionali, 12 IX 2022
Il ruolo delle sanzioni nel nuovo ordine mondiale
Con il crollo del Muro di Berlino, avvenuto il 9 novembre 1989, si aprì una fase di conflitti in Europa che si spostarono dalla sfera politico-militare a quella economico-finanziaria. La globalizzazione dell’economia ha generato una forte spinta al processo di liberalizzazione dei commerci, instaurando un confronto inter-governativo prevalentemente basato sulla discussione di interessi economici.
Queste trattative di tipo settoriale sono impiegate tra i Paesi avanzati, sviluppati, in via di sviluppo e terzomondisti per la definizione dei loro rapporti di forza nel ‘Grande Gioco’. L’interesse economico, posto al centro delle trattative bi-multilaterali, viene oggi usato in modo strumentale dai governi nazionali, gettando così le radici per un processo di ‘weaponizzazione’ dell’economia internazionale.
Gli attori della politica estera
La guerra moderna si combatte fra aziende, Stati e collettività nella definizione di una geografia del cambiamento che intende instaurare un nuovo equilibrio socio-economico dell’ordine mondiale. Da qui la supposta tesi, che il futuro ordine mondiale non sarà dettato tanto sulla base della dicotomia tra sistemi aperti e sistemi chiusi, e la relativa lotta per la predominanza dell’uno o dell’altro sistema, quanto invece da quei Paesi che sapranno meglio coniugare i plurimi e differenti interessi tra aziende, Stati e persone presenti entro ciascun confine nazionale. Per questo motivo, l’analisi della politica estera deve passare, oggi più che ieri, attraverso lo studio della geopolitica delle sanzioni che attualmente si presenta sullo scenario internazionale e domina i rapporti di forza tra le nazioni, nelle sue plurime dimensioni di sicurezza economico-finanziaria (economic warfare), di politiche di import-export control, di guerre commerciali, di adozione di regole di trade compliance, di procedure restrittive e di controllo (screening) sugli investimenti diretti esteri.
Da Stato vestfaliano a Stato mercato
Le alleanze politiche inter-governative, a differenza del passato, si fanno e disfano in funzione del gioco di triangolazione dei regimi sanzionatori, che colpiscono la società, l’economia e il commercio di una nazione. Gli interessi nazionali sono sempre più legati alle logiche di mercato, dove i governi spostano l’attività cruciale dalla sicurezza militare a quello della competitività economica, la cui tutela assume una priorità strategica e detta le linee di politica estera e di difesa.
Le grandi aziende entrano nella sfera pubblica e giocano un ruolo, non secondario, all’interno del processo decisionale di un governo nazionale. In questo modo, il tradizionale Stato vestfaliano ha subito alcune trasformazioni di carattere, di priorità politiche e di ricerca informativa, assumendo, secondo una felice definizione del francese Treverton, la forma di Stato-mercato. L’informazione economica, dunque, costituisce oggi il principale fabbisogno informativo per qualsiasi governo nazionale che opera in un contesto geopolitico mondiale dominato dal nuovo multilateralismo sanzionatorio.
La nuova disciplina sanzionatoria
La condotta degli Stati ha conosciuto nel tempo una maggiore e più ricca riflessione sulla formulazione di adeguate politiche sanzionatorie, che dall’essere generalizzate sono andate sempre più a definire gli specifici spazi applicativi. Si parla, a tal proposito, di sanzioni mirate che differiscono dalle sanzioni generalizzate, in quanto le prime traggono la loro essenza nell’affermazione del principio di responsabilità dell’individuo, nato sul finire del Novecento con la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Difensori dei Diritti Umani. Si compì, in questo modo, un notevole salto di qualità giuridico che riconobbe, quali soggetti alla disciplina sanzionatoria, non più solamente gli Stati ma accanto a loro anche singoli individui, gruppi di persone, realtà aziendali e partiti politici che, d’ora in avanti, avrebbero dovuto rispondere in caso di mancato rispetto dei suddetti principi e diritti umani universalmente riconosciuti.
La peculiarità sulla quale bisogna concentrare maggiore attenzione risiede sulla funzione prescrittiva della sanzione economica, in quanto la coercizione economica non rappresenta uno strumento aleatorio o ristretto all’ambito economico, ma è un elemento giuridicamente necessario affinché l’Onu possa essere legittimata a intervenire nei teatri di crisi, al fine di ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. È quanto emerge da una combinata analisi delle disposizioni contenute negli artt. 41 e 42 della Carta delle Nazioni Unite, dove si evince che l’uso della forza può essere considerato e applicato dal Consiglio di sicurezza solamente dopo che ne siano stati verificati tutti gli effetti prodotti dall’impiego dello strumento sanzionatorio verso il Paese target. Ne deriva l’importanza strategica, nonché normativa, dello strumento delle sanzioni nella politica estera e nel diritto internazionale.
Il multipolarismo sanzionatorio
Nella politica estera dominata dal nuovo multipolarismo sanzionatorio si è rafforzata la competizione per la sicurezza economica che vede coinvolte, anzitutto, le due superpotenze globali, Stati Uniti d’America e Repubblica Popolare Cinese. Si è poi registrata un’accresciuta instabilità negli equilibri internazionali tra gli attori statali di rilevanza geopolitica regionale, tra i quali spiccano Iran, Russia, India, Pakistan, Turchia, Israele ed Egitto. Anche gli strumenti sanzionatori a disposizione dei governi si sono evoluti e hanno conosciuto un’adeguata rimodulazione verso le nuove frontiere del multipolarismo sanzionatorio.
Il sistema di interdipendenza economica tra gli Stati, venutosi a creare con la pratica diffusa del commercio estero quale modello di sviluppo e competitività nazionale impone, tuttavia, alle misure restrittive, alcuni limiti al moderno modello di economia industriale, mostrando una prima caratteristica fondamentale dell’arma-sanzione. La scelta di adottare una politica sanzionatoria per un governo, infatti, non ha mai alla base motivazioni economiche, ma solo e sempre motivazioni geopolitiche, che riflettono la natura degli equilibri di forza presenti nel sistema internazionale, dentro i quali e per i quali un governo nazionale è chiamato a muoversi, al fine di massimizzare la rispettiva area di influenza regionale.
Le nuove sfide securitarie dal cyber-spazio
Nel 2022, con lo scoppio della guerra in Ucraina, il quadro geopolitico internazionale ha conosciuto un ulteriore livello di frammentazione delle minacce, doveil cyber-spazio ha incontrato ed abbracciato anche le sanzioni economiche. La dimensione multi-livello della conflittualità (militare, ecofin, cibernetica) presente nell’Est dell’Europa, in Ucraina, ha reso più perniciosa la possibilità di difesa degli interessi strategici nazionali e maggiormente improbabile la stessa efficacia di risposta del blocco occidentale nei confronti della Federazione Russa.
Motivo per cui le sanzioni occidentali contro Mosca potrebbero non sortire il generale effetto desiderato verso il governo target perché potenzialmente aggirate attraverso l’impiego di strumenti propri del quinto dominio di conflittualità contemporanea.
Il Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha segnalato la possibilità di minacce provenienti dai cyber-attack e ha allertato, quindi, tutte le istituzioni finanziarie, anche di Paesi alleati, ad essere vigili contro le intenzioni russe.
Gli Stati Uniti, impegnati a sostenere l’Ucraina insieme ai principali partner europei, hanno emanatoimportanti misure di restrizione economica nei confronti di personalità, istituzioni e privati russi. Per questo motivo, stando all’allerta FinCEN, taluni esponenti russi sarebbero impegnati nello studio e nella predisposizione di metodi di aggiramento delle misure restrittive economiche attraverso l’utilizzo di cyber-attack, principalmente per via della metodologia ransomware. Le red flags, contenute dalla FIN-2022-Alert001, corrispondono a precisi indicatori che consentono di identificare le potenziali attività usate per evitare le sanzioni occidentali.