Francesco Finocchiaro, Corriere Etneo, 14 IV 2024
Sofonisba – El Greco day. Un sentiero dell’arte ancora tutto da esplorare
In una cornice spettacolare e appropriata – l’ex chiesa di San Giorgio, oggi di San Francesco, sull’acropoli di Hybla Major a Paternò – la Fondazione Federico II, presieduta dall’on. Gaetano Galvagno ha organizzato un incontro culturale sull’opera di Sofonisba Anguissola a Paternò, per approfondire uno dei tanti aspetti che va emergendo dopo il restauro di Domenico Cretti.
L’opera, La Madonna dell’Itria (e quella della Raccomandata), dopo anni di oblio – grazie al lavoro di Alfredo Nicotra, critico dell’arte – si ritrovano al centro di un dibattito che tenta di comprendere pienamente e quindi trovare conferme sulle attribuzioni, in relazione agli artisti che hanno eseguito le pitture e sui luoghi che hanno visto protagonista proprio Sofonisba Anguissola e chissà quale altro autore.
L’incontro ha visto la partecipazione di diverse personalità del mondo dell’arte e della cultura, della politica e delle istituzioni come Leticia Ruìz, Direttrice delle Collezioni Reali di Spagna, Vittoria Vaccaro, storica dell’arte dell’Università Normale di Pisa e Lina Scalisi, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Catania.
Dopo i saluti dell’on. Gaetano Galvagno, Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, di Nino Naso, Sindaco di Paternò e dell’on. Francesco Ciancitto, Deputato Nazionale; il Console di Spagna, l’avv. Luca Mirone ha portato i saluti di Juan Carlos Reche Cala, Direttore dell’Istituto Cervantes di Palermo. L’incontro è stato organizzato anche con il patrocinio – oltre che della Fondazione Federico II e ARS – dall’Ambasciata di Spagna, dall’Istituto Cervantes, dal Comune di Paternò e dalla Parrocchia di Santa Maria dell’Alto, che conserva nella chiesa di Maria Santissima dell’Annunziata, presso l’ex convento delle Benedettine, le opere della Anguissola e moderato dal giornalista Anthony Distefano.
La strada è ancora molto lunga e le giuste resistenze nel mondo degli storici dell’arte sono comprensibili ma sappiamo tutti che la ricerca trova le sue ragioni di esistere nelle “fratture” che si creano tra le “verità provvisorie” e il desiderio di trovare nuovi orizzonti, di esplorare nuove tracce, di indagare tra le tante incertezze della storia ed è questo quello che la Fondazione Federico II vuole sostenere, una ricerca storica che possa diventare utile per sviluppare nuove polarità di sviluppo economico e che ricostruisca quell’identità culturale nei luoghi della perifericità artistica, sacrificati sull’altare delle grandi città d’arte.
La conferenza ha offerto spunti di riflessione sulla biografia di El Greco, l’artista di cui si parla oggi come possibile co-autore insieme a Sofonisba Anguissola, mettendo in evidenza coincidenza, convergenze e contraddizioni. Un atlante di sollecitazioni sui linguaggi, sulla biografia, sulle analogie e sulle divergenze, guardando con attenzione anche all’aspetto geografico, paesaggistico in relazione alla “forma urbis” della città di Paternò al tempo di Sofonisba. Ma come non pensare alla dimensione europea dell’artista, nata a Cremona, vissuta a Madrid, Paternò, Pisa, Genova, Palermo in una vita che si intreccia (forse) con El Greco a Paternò.
Collocare le opere e gli artisti, nello spazio e nel tempo è necessario e per questo è utile una ricognizione multidisciplinare. Collocare quindi i fatti lungo la rete delle relazioni fisiche, tra le città, nelle architetture, immerse in un paesaggio visivo e storico che potrebbe sostenere le ipotesi oggi introdotte. A partire dalle questioni irrisolte. Perché per esempio la tavola della Madonna dell’Itria si trova, prima nella chiesa di San Giovanni Evangelista, poi in quella di San Francesco (sull’acropoli) e perché Sofonisba individua come sede alternativa – in caso di inadempienza relativamente alle messe da dedicare a Fabrizio Moncada in suo suffragio – quella della Madonna del Carmine?
Ci sono anche possibili curvature romanzesche in questa storia. Quali i veri rapporti tra Sofonisba e la corte di Spagna? Perché nell’attacco dei pirati alle navi di Fabrizio Moncada, sembra essere l’unico nobile a perire? Come si conclude la vertenza sulla contrada Fata a Paternò, area che oggi sappiamo essere strategica per la gestione delle acque? Chi sono i committenti dell’opera – a partire dalle ipotesi di Roberta Crachiolo? L’opera è sotto lo sguardo della chiesa Latina o Greca? E se El Greco vive a Paternò, dopo collabora con Sofonisba, dove vive e quali sono suoi veri rapporti con l’artista? E quali sono i paesaggi rappresentati nelle tavole? Catania, Paternò? Oppure sono inventati, mettendo insieme frammenti di ricordi, rielaborati? Dove viveva l’artista? In quel Palazzo Moncada Savuto che controlla la città in un luogo strategico all’ingresso del borgo?
A questo punto bisogna lasciare la dimensione celebrativa dell’artista e delle opere e inerpicarsi nei sentieri della ricerca, con spirito aperto e cooperante. Questo era il messaggio che si voleva enfatizzare, continuare a cercare, in ogni direzione, senza aver paura di contraddirsi, aprendosi. “Investigare significa cercare dove nulla è visibile, dove nulla è scontato, dove la strada è sconosciuta”. Sono le parole di Agata Marzola, revisore conti della Fondazione ma soprattutto figlia di questa città. Cercare significa farsi domande, trovare le risposte e condividerle con le comunità che le fanno diventare celebrazioni, identità, economia. Questa è la visione circolare e olistica che Gaetano Galvagno e la Fondazione Federico II hanno offerto a questa città e a Padre Salvatore Patanè, custode delle opere, nel suo compito di valorizzare e promuovere questo ricco patrimonio artistico che forse andrebbe più compitamente svelato e condiviso, in attesa di valorizzare la Madonna nera di Santa Maria dell’Alto.
Nell’incontro, alla conclusione la Fondazione ha regalato una sorpresa a tutti, un corto della regista Ilena Caponnetto, un video che ha emozionato e incantato realizzato con Salvo Santangelo, e l’attrice Alice Palumbo.