Liana Milella, Repubblica, 8 VIII 2020
DECRETO SEMPLIFICAZIONI, LE TOGHE DEL CONSIGLIO DI STATO IN RIVOLTA CONTRO CONTE
Il premier, ex componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, attaccato per la riduzione delle norme processuali sugli appalti che smantellano la tutela del giudice.
È scontro tra il Consiglio di Stato e il premier Giuseppe Conte. Che, prima di diventare premier, ha fatto parte del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e ne è stato anche vice presidente. E ha poi portato a palazzo Chigi Roberto Chieppa, ex giudice di palazzo Spada, come segretario generale. Ma stavolta il decreto Semplificazioni fa saltare i nervi ai consiglieri di Stato. Che tornano dalle ferie, si riuniscono il 7 agosto, e dopo aver letto e chiosato il testo buttano giù una nota al veleno contro l’idea di modificare il codice del processo amministrativo smantellando così “la tutela del giudice”. E ciò accade proprio quando si parla di appalti, in quella linea di totale deregulation che ormai caratterizza la più recente legislazione e che lo stesso presidente del Cds, Filippo Patroni Griffi, ha criticato in un’intervista a Repubblica.
Ma cosa lamentano le toghe amministrative? Sostanzialmente sono contrarie a un intervento che “incide sull’organizzazione della giustizia amministrativa, e sulla qualità e sull’efficienza del servizio giustizia”. Nella nota, approvata all’unanimità dal Consiglio di presidenza, inviata alle Camere e alle commissioni che dovranno convertire il decreto Semplificazioni, si sottolinea che oggi “i tempi di definizione dei giudizi in materia di affidamento di opere, servizi e forniture sono straordinariamente celeri, tanto che è possibile ottenere una sentenza definitiva in due gradi in meno di un anno e una pronuncia cautelare in trenta giorni”. Tant’è che ormai è giudizio unanime che “i ricorsi in materia di appalti non sono causa del ritardo nella realizzazione delle opere pubbliche”.
In pratica, dopo il decreto Semplificazioni, i tempi del giudizio provvisorio, quello cautelare, diventano i tempi della sentenza. Quindi le parti avranno pochissimo tempo per studiare la causa e difendersi. E la stessa cosa vale per il giudice che dovrà decidere su cause di milioni di euro e di centinaia di pagine in tempi strettissimi. Il tutto a scapito del rispetto della legalità negli appalti.
Si annidano qui i dubbi del Consiglio di presidenza che scrive: “Non si comprendono le reali ragioni dell’intervento normativo che corre il rischio, se applicato letteralmente, di pregiudicare le garanzie di difesa dei cittadini e delle imprese e rimettere il controllo di legalità esclusivamente alla sede penale“.
Già nei giorni scorsi era stata diffusa la tabella dei tempi dei giudizi cautelari davanti al Tar, i Tribunali amministratrici regionali (nel 2017 erano serviti 38 giorni per un giudizio; 45 nel 2018). E quelli ugualmente cautelari presso il Cds: 62 giorni nel 2017, 41 nel 2018. Tempi che nel 2019 si sono ulteriormente abbassati. Stanno migliorando anche i tempi di durata dei giudizi, scesi sotto l’anno per una sentenza definitiva, ovvero per i due gradi di giudizio.