Franco Grilli, Il Giornale, 6 VII 2019
La pressione fiscale reale sale al 48%
La pressione fiscale adesso è alle stelle. Le tasche degli italiani sono sotto il macigno delle tasse. E a certificarlo adesso arrivano i dati della Cgia di Mestre. A pagare il conto del salasso sono i contribuenti onesti che versano fino all’ultimo centesimo nelle casse dell’Erario. Per loro la pressione fiscale reale ammonta al 48 per cento. Ben sei punti in più rispetto al dato ufficiale che parla invece di un 42,1 per cento. Il Centro Studi di Mestre lancia però un altro allarme. Secondo i calcoli delle stime per i prossimi mesi, non è escluso un aumento ulteriore della pressione fiscale che potrebbe definitivamente affossare il potere di acquisto delle famiglie italiane. “Non è da escludere che nel 2019 torni a salire. Non tanto perché il prelievo complessivo è destinato ad aumentare, cosa che in linea di massima non si dovrebbe verificare, bensì perché la crescita del Pil sarà molto contenuta e nettamente inferiore alla variazione registrata l’anno scorso. Ricordiamo che, dopo il picco massimo toccato nel biennio 2012-2013, negli anni successivi la pressione fiscale ha fatto segnare una diminuzione che nel 2017 e nel 2018 si è attestata al 42,1%“, spiega il report della Cgia.
Il documento del centro studi poi sottolinea un effetto “invisibile” sulle nostre tasche. In questi ultimi anni, ricordano dalla Cgia, la percezione della diminuzione della pressione fiscale è stato minimo perché l’aumento delle tariffe di luce, acqua, gas, pedaggi autostradali, servizi postali, trasporti urbani, ha falsato il potere di acquisto erodendo le riserve delle famiglie italiane. Insomma i salassi sulle tariffe hanno preso il posto delle tasse lasciano le tasche sempre più vuote. Infine i contribuenti non solo devono fare i conti con le imposte da pagare, ma devono anche dustricarsi tra le varie complicazioni burocratiche. A farne le spese spesso sono i piccoli imprenditori, gli esercenti e gli artigiani. Un esempio è quello dei nuovi parametri fiscali. I tanto criticati studi di settore sono stati sostituiti dagli Isa. Un nuovo strumento che sta mettendo in difficoltà gli stessi addetti ai lavori che devono dedicare il loro tempo anche alla compilazione dei dati richiesti da tali indicatori, sottraendolo al loro lavoro.