Carmine Saviano, Repubblica, 31 XII 2014.
Processo telematico, risultati incoraggianti.
Il bilancio del ministero dopo i primi mesi è positivo: gli atti digitali sono aumentati del 494% rispetto a novembre dell’anno scorso e il risparmio di spesa è stato intorno ai 43 milioni di euro. Il Guardasigilli Orlando: “Una scommessa vinta”
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Un primo passo per ridurre la durata dei procedimenti, per aumentare la trasparenza, per modernizzare i servizi. Per cancellare quella percezione diffusa legata ai tribunali italiani: enormi contenitori di “montagne di faldoni”. A pochi mesi dall’introduzione del Processo Civile Telematico (PCT) il ministero della Giustizia ha diffuso i primi dati. E i numeri sono incoraggianti. Aumento degli atti digitali pari al 494% rispetto a novembre 2013: si tratta di quasi un milione e mezzo di atti “nativi digitali” depositati dai soli magistrati negli ultimi dodici mesi. A cui vanno aggiunti quelli dei professionisti, oltre un milione. E soprattutto: un risparmio di spesa calcolato intorno ai 43 milioni di euro.
Insomma, la giustizia italiana sulla strada dell’efficienza. “I dati confermano la bontà dell’investimento. E’ una scommessa vinta che mi fa dire che abbiamo preso il toro per le corna”, commenta il ministro della Giustizia Andrea Orlando. E il nuovo sistema sembra riuscire laddove hanno fallito tutti i precedenti tentativi di migliorare il sistema processuale italiano. Grazie al PCT, infatti, i tempi della giustizia sono quasi dimezzati: nel confronto con gli ultimi dodici mesi, il distretto di Ancona ha registrato una riduzione dei tempi pari al 45%; Catania un – 51%; Milano -43%; Roma -60%, Torino -19%.
E secondo il ministero sono cinque i risultati raggiunti grazie al PCT. I procedimenti sono più veloci e durano di meno. Grazie al digitale, infatti, si eliminano i tempi morti costituiti dai vari passaggi del fascicolo cartaceo: cancellieri, giudici e avvocati “comunicano” meglio e in maniera più spedita. Poi la modernizzazione dei servizi: grazie al sistema informatico collegato al PCT, gli “utenti” possono accedere agli atti senza l’intermediazione del cancelliere che in questo modo può dedicare più tempo alla sua funzione di supporto all’attività del giudice.
Le distanze geografiche si riducono: per alcune attività non è più necessario recarsi materialmente in tribunali. E in questo modo i professionisti possono usufruire di un considerevole risparmio di tempo. Le informazioni e la trasparenza aumentano: tutto merito del portale dei servizi nazionali di giustizia che consente la consultazione dei fascicoli 24 ore su 24. Provvedimenti del giudice e atti delle parti sono a portata di clic. E non solo: grazie alle applicazioni scaricabili su tablet e smartphone dati, numeri e orari possono essere consultati ovunque e in qualsiasi momento.
Infine il già citato risparmio di spesa: tutto merito dei nuovi strumenti a disposizione delle cancellerie. Le comunicazioni telematiche, attivate in tutti i Tribunali e le Corti d’Appello, sono state oltre 12 milioni, generando un risparmio di 43 milioni di euro. E nei prossimi anni questa tendenza dovrebbe imporsi: le previsioni del ministero sono positive soprattutto per quanto riguarda l’incremento delle possibilità di risparmio.
E la strada è segnata. Da oggi infatti, tutti gli atti “endoprocessuali” – quelli che nascono durante il processo – dovranno essere obbligatoriamente depositati nella loro versione digitale (in pdf), mentre “l’online” resta facoltativo per gli atti di istituzione di un procedimento. E se di sicuro non basta una semplice “traduzione in digitale” degli atti ma è necessario, come ha più volte ricordato l’Anm, elaborare modelli di protocollo pensati in modo specifico per il PCT, la strada intrapresa non può che far bene alla macchina della giustizia italiana.