AGI, 8 X 2021
Perché la Corte costituzionale di Varsavia evoca una “Polexit”
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In caso di “conflitto insanabile” tra il diritto dell’Unione Europea e la Costituzione polacca, «sono possibili le seguenti conseguenze: modifica della Costituzione, modifica della legge europea o uscita dall’Unione Europea». È quanto ha stabilito il Tribunale Costituzionale polacco nella sentenza con la quale ha dichiarato incostituzionale parte del trattato di adesione della Polonia all’Unione Europea.
Secondo la sentenza, letta dalla presidente del Tribunale, Julia Przylebska, «gli organismi dell’Unione Europea operano fuori dai limiti delle competenze concesse dalla Repubblica di Polonia e pertanto determinate disposizioni del trattato di adesione sono incostituzionali».
Il Tribunale Costituzionale, con il sì di tre dei cinque giudici del collegio, conclude così l’esame del ricorso presentato dal primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, in merito agli «ampi e ragionevoli dubbi» sulla prevalenza del diritto comunitario sulla Costituzione polacca.
L’organo ha inoltre stabilito che “il tentativo di interferire nell’ordinamento giudiziario polacco da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea viola i principi dello Stato di diritto, il principio di supremazia della Costituzione e il principio di conservazione della sovranità nel processo di integrazione europea».
Secondo la Consulta di Varsavia, la Polonia non ha delegato il potere di amministrare il suo sistema giudiziario e l’applicazione delle sentenze della Corte di Giustizia Ue al di sopra o in conflitto con la Costituzione significherebbe perdere la sovranità legale. «Nessuna autorità della Repubblica di Polonia può permettere che ciò accada», ha sottolineato Przylebska.
La sentenza decreta incostituzionali l’articolo 1, primo e secondo paragrafo, e l’articolo 4, sezione 3, del Trattato di adesione. «Sebbene il secondo paragrafo dell’articolo 1 del Trattato stabilisce che gli Stati membri si impegnano a garantire una protezione giuridica efficace negli ambiti coperti dalla legislazione Ue e pertanto la Corte di Giustizia Ue ha la competenza per pronunciarsi sul sistema giudiziario polacco, tra le competenze trasferite dalla Polonia alla Ue non c’è l’organizzazione del potere giudiziario», si legge nella sentenza, secondo la quale, quindi, «la Ue non ha competenze per valutare la giustizia polacca e il suo funzionamento».
Il Tribunale Costituzionale si è pronunciato dopo quattro rinvii e la richiesta del difensore civico di ricusare tre giudici costituzionali che erano stati nominati dopo la controversa riforma della giustizia nel mirino dell’Unione Europea. Dei 14 giudici costituzionali polacchi, 10 sono stati nominati negli ultimi anni da Diritto e Giustizia (Pis), il partito al governo. Tra costoro c’è Krystyna Pawlowicz, che durante l’udienza si è riferita al diritto comunitario parlando di «regolamenti stranieri».
Al centro del conflitto tra la Polonia e l’Ue c’è l’istituzione, avvenuta quattro anni fa, di una sezione disciplinare presso la Corte Suprema con il potere di sanzionare, destituire o trasferire contro la sua volontà qualsiasi giudice del Paese.