Repubblica, 22 VII 2020
Turismo e crisi: 2 alberghi e ristoranti su 3 a rischio chiusura
Studio Pwc: il 65% degli esercizi potrebbe non arrivare entro l’anno, con un possibile impatto di 1 milione di posti di lavoro persi. Il recupero pieno non prima del 2022-2023
Il turismo è il settore più colpito dalla pandemia: il 65% degli hotel e dei ristoranti rischia di chiudere entro l’anno, con un possibile impatto occupazionale di circa 1 milione di posti di lavoro. Il pieno recupero dei volumi del 2019 è atteso non prima del 2022-2023. Sulla base di questo studio Pwc Italia indica, al terzo Digital Event della piattaforma ‘Italia 2021 – Competenze per riavviare il futuro‘, dieci priorità per il rilancio del comparto: 1) aumentare la resilienza dei modelli di business; 2) dedicare incentivi adeguati al settore; 3) fare leva sulla digitalizzazione per un’esperienza di viaggio sempre più personalizzata; 4) ampliare e riqualificare l’offerta turistica; 5) prevedere interventi infrastrutturali e di trasporto; 6) investire nella formazione professionale; 7) superare la frammentazione del settore; 8) accelerare la definizione di un’offerta turistica sostenibile; 9) rendere più efficace la comunicazione delle attrazioni e del brand Italia 10) e cogliere il potenziale delle tecnologie digitali.
Istituzioni, aziende e operatori concordano sul fatto che le infrastrutture digitali e materiali giocheranno un ruolo fondamentale per sostenere il turismo. “Le grandi crisi aprono opportunità. Possiamo ricostruire un turismo di grandi numeri in Italia, ma sostenibile e rispettoso della fragilità del nostro paesaggio, del patrimonio artistico. Non un turismo ‘mordi e fuggi’, ma colto, intelligente e con capacità di spesa. Bisogna investire in infrastrutture, digitali e materiali”, afferma Dario Franceschini, ministro di beni culturali e turismo. “Il digitale sta giocando un ruolo fondamentale nella fase pandemica e del rilancio, soprattutto nell’ambito della comunicazione turistica. In una logica di sistema Paese può aiutare a superare i limiti derivanti dalla frammentazione del nostro sistema ricettivo”, osserva Stefano Bravo, partner PwC Italia e Consumer Markets Leader.
“La situazione è grave, ma sono convinto che la ripresa ci sarà già nel 2021, anche se non ci permetterà di recuperare le perdite di quest’anno. Finora ha aperto il 60% degli alberghi, un ulteriore 20% nelle città d’arte aprirà a settembre, il 20% non riaprirà”, spiega Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, mentre Beniamino Maltese, vice presidente e cfo del Gruppo Costa, rivolge un appello al governo perché si facciano ripartire le crociere. “L’Italia – ricorda – detiene il primato in Europa nel settore ed è il paese che trae i maggiori benefici dalle navi da crociera e dalle attività economiche collegate, come la cantieristica”.
“Quello che serve al turismo serve all’industria italiana tutta per ripartire. E’ necessario sburocratizzare, ma bisogna anche intervenire sul fisco che è insopportabile e ci penalizza”, osserva Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria. Concorda Giuseppe Burgio, presidente e ad di Alpitour, che chiede al pubblico “chiarezza, uniformità delle norme, altrimenti diventa difficile investire. In Italia sono aumentati i prezzi, dobbiamo alzare il livello di qualità e il pubblico può fare molto in questo senso”. Con una critica: “Dedichiamo il 90% del tempo alle analisi, l’1% scarso alle proposte vere. Ed è urgente intervenire”.