Repubblica,11 II 2014.
Una famiglia su quattro in disagio economico.
Il Pil pro capite scivola sotto la media Ue.
Quasi cinque milioni di persone in povertà assoluta, sei nuclei su dieci con meno di 2.500 euro al mese. Il rapporto Istat “Noi Italia” fotografa tutte le difficoltà economiche del Belpaese. Spesa sanitaria contenuta, ma è troppo bassa anche quella per cultura e ambiente. Gli italiani sono pieni di macchine, ma calano gli incidenti mortali.
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MILANO – Il rapporto “Noi Italia” 2014 dell’Istat fotografa un Paese più povero. I dati dell’Istituto di statistica, che si riferiscono nella maggior parte dei casi al 2012, parlano chiaro: in Italia una famiglia su quattro è in una situazione di “deprivazione” ovvero ha almeno tre dei 9 indici di disagio economico, come ad esempio non poter sostenere spese impreviste, arretrati nei pagamenti o un pasto proteico ogni due giorni. L’indice è cresciuto dal 22,3% del 2011 al 24,9% dell’anno successivo. Il risultato è frutto del fatto che sei famiglie su dieci vivono con meno di 2.500 euro al mese: nel 2011 circa il 58% dei nuclei ha conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo di 29.956 euro, circa 2.496 euro al mese. Quasi cinque milioni di persone nel 2012 erano in condizioni di povertà assoluta: si tratta del 6,8% delle famiglie per un totale di oltre 4,8 milioni di individui, concentrati soprattutto nel Mezzogiorno.
Pil e disoccupazione. Il versante economico del rapporto degli statistici è un vero e proprio bollettino di guerra. Nel 2012 il Pil pro capite, ai prezzi di mercato, è diminuito del 2,8% per cento in termini reali: a parità di potere d’acquisto, il Pil italiano risulta inferiore a quello medio dell’Ue a 27 membri. Mentre nel 2000 il Pil pro capite dell’Italia era più alto di quello della media
Ue del 17,3%, gli effetti della crisi lo hanno portato, un decennio dopo, sotto la media (-1,6%). Dal 2009, il dato è tornato sotto i livelli di inizio millennio. Le difficoltà del tessuto produttivo sono testimoniate dall’ultimo posto in quanto a competitività: nel 2010, ogni 100 euro di costo
del lavoro generavano il 126,1% di valore aggiunto, dato peggiore in Europa, contro il 211,7% in Romania. Nel 2011 si è registrato un leggero miglioramento (128,5%), ma è evidente che anche questo concorre alla disoccupazione. Nel 2012 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il livello più elevato dal 1977, al 35,3 per cento; preoccupa poi il Sud, se si considera che in Calabria e Campania il tasso di senza lavoro, nel 2012, ha toccato la soglia record del 19,3% contro una media nazionale del 10,7 per cento.
Fisco e bilancio pubblico. La pressione fiscale – che per il ministro Saccomanni è destinata ora a scendere – finora è salita fino a sfiorare livelli svedesi: nel 2012 – si legge nel Rapporto Istat – ha raggiunto il 44,1% (dal 42,5% nel 2011 e il 41,3% del 2000) a fronte del 44,7% in Svezia, dato in deciso calo dal 51,7% registrato nel Paese scandinavo nel 2000. Bene, invece, il Belpaese per saldo primario di bilancio (al netto cioè della spesa per interessi): siamo primi insieme alla Germania nell’Eurozona. Il debito pubblico, in rapporto al Pil, è invece secondo solo alla Grecia con il 127% del 2012.
Popolazione e stranieri. Prosegue la crescita della popolazione osservata a partire dagli anni duemila, dovuta quasi esclusivamente ai movimenti migratori dall’estero: al 31 dicembre 2012 i residenti sono 59 milioni 685 mila e fanno dell’Italia il quarto Paese europeo, ma tra i più vecchi. Solo la Germania, infatti, ha un indice di vecchiaia pià accentuato: 155,8 anziani ogni 100 giovani contro i 148,6 dell’Italia. Quanto alla presenza degli stranieri, all’inizio del 2013 all’anagrafe ne risultavano 4,4 milioni, il 7,4 per cento della popolazione e il 10,6 per cento della forza lavoro.
Sanità e istruzione. Nel 2012 la spesa sanitaria pubblica è di circa 111 miliardi di euro, pari al 7 per cento del Pil e a 1.867 euro annui per abitante, un livello molto inferiore rispetto ad altri importanti paesi europei. Quella per la protezione sociale sfiora invece gli 8mila euro per abitante all’anno. E’ bassa però anche l’offerta di posti letto, che sono 3,5 per mille abitanti contro la media Ue di 5,5. Quanto al livello di salute, si registra un allarme fumo tra i più giovani: il 21,9 per cento della popolazione over 14, oltre uno su cinque, è fumatore. Mentre i consumatori di alcol a rischio sono il 14,1 per cento. Risulta invece obesa una persona di 18 anni e più su 10 (10,4 per cento). Resta bassa l’incidenza della spesa in istruzione e formazione, che raggiunge (dato 2011) il 4,2 per cento sul Pil, valore ampiamente inferiore a quello dell’Ue al 5,3 per cento). Un corollario della crisi è il crollo dei consumi culturali: nel 2011 le famiglie vi hanno riservato il 7,3% della spesa contro l’8,8% del resto d’Europa.
Auto e incidenti. Nonostante la crisi di vendite del settore, che negli ultimi tempi ha continuato ad aggiornare record negativi, l’Italia è tra i Paesi più motorizzati in Europa con 62 auto ogni 100 abitanti, seconda sola al Lussemburgo e tra i luoghi con più vetture nel mondo. L’affollamento di vetture non corrisponde a una crescita degli incidenti: tra il 2002 e il 2012 si sono quasi dimezzati i morti su strada, passando da 6.980 a 3.653. Nel 2012 sono morte sulle strade 60,1 persone ogni milione di abitanti (erano 122 nel 2002), un comunque dato ancora superiore alla media europea (54,9).
Tutela dell’ambiente e agroalimentare. Come per la cultura e l’istruzione, preoccupa il livello di spesa per la tutela ambientale: quella pro capite delle Regioni, nel 2011, è stata di 69 euro, in diminuzione rispetto al 2010. Continua invece a crescere l’importanza delle energie rinnovabili, che nel 2012 hanno raggiunto una copertura del 27,1% di consumi elettrici, aggiungendo 3,1 punti percentuali. In Italia, le aziende agricole sono oltre 1,6 milioni, con una superficie totale di 17,1 milioni di ettari (2010). Dal 2000 si è registrata una riduzione del 32,4 per ento nel numero di aziende agricole (-775 mila unità), associata ad un notevole aumento della dimensione media (pari a 7,9 ettari, 2,4 ettari in più). L’Italia è il primo Paese in Europa per prodotti agroalimentari con marchi di qualità. Il “riscatto” italiano passa per i prodotti con certificazione Dop, Igp e Stg che, escluso il settore vinicolo, sono 248, distanziando i 192 della Francia e i 161 della Spagna.
Web e informazione. Quanto ai libri, il 2013 si distingue per una significativa flessione dei lettori che tornano ad avere una incidenza pari al 43% tra le persone di 6 anni e più. L’anno scorso sono calati i lettori dei quotidiani: meno della metà della popolazione oltre sei anni (49,4 per cento) ha dichiarato di leggere il giornale almeno una volta alla settimana e tra questi i lettori assidui (che leggono il giornale almeno cinque giorni su sette) sono il 36,2 per cento. Di contro, sono sempre più numerose le persone che utilizzano Internet per la lettura di giornali, news o riviste: dall’11 per cento del 2005 si passa al 33,2 per cento del 2013. L’utilizzo del web in genere è ancora limitato: il 54,8% della popolazione italiana a partire dai sei anni utilizza Internet, ma tra questi solo il 33,5% lo fa quotidianamente; in Europa in media la porzione di “navigatori” sta al 70%. Il nostro paese è in svantaggio anche sulla banda larga: la quota di famiglie che ha una connessione super veloce è del 55% contro il 73% della media europea.
Sicurezza. Calano nel 2012 gli omicidi volontari, sia consumati sia tentati. Al contrario, sono in ripresa quelli di matrice mafiosa. Nel confronto europeo riferito al 2010 il nostro Paese, con 1,0 omicidi volontari per 100 mila abitanti, si colloca al di sotto della media dell’Ue27 (1,2 omicidi). Gli omicidi di uomini risultano in forte diminuzione, il tasso su centomila maschi passa da 4,4 del 1992 a 1,3 del 2012; rimane invece costante il numero di omicidi di donne, intorno allo 0,5 per centomila femmine. Gli uomini sono uccisi per lo più ad opera di sconosciuti e di autori non identificati (78,8 per cento), mentre l’omicida delle donne è nel 46,3 per cento dei casi il partner o l’ex partner. Nel 2011, l’azione penale è iniziata per 999,2 persone ogni 100 mila abitanti, mentre l’archiviazione ha interessato 1.046,6 persone. Le imputazioni sono state soprattutto per furto e lesioni volontarie personali. Alla fine del 2012 i detenuti erano scesi dell’1,8% sul 2011.