Andrea Tartaglia, Gazzetta Motori, 29 XI 2021
Concessionari auto, con il regolamento Vber rivoluzione in vista.
A giugno 2022 il settore della distribuzione auto apparira’ in vesti diverse per effetto delle norme della Commissione Europea. A cambiare sara’: il lavoro dei concessionari, il rapporto con le case auto e il modo di approcciarsi di un cliente. Tutte le novità
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La distribuzione auto sta cambiando profondamente con effetti sui concessionari. Alle trasformazioni imposte dalle nuove tecnologie, mobilità elettrica in primo luogo, si aggiungono quelle legate alla pandemia, con minori contatti fisici e un maggiore uso di strumenti online. Nei prossimi mesi, poi, si apriranno altri fronti dettati dall’applicazione del regolamento europeo 330 del 2010 e da una possibile ridefinizione degli accordi tra costruttori e concessionari. Tutto questo può portare a cambiamenti significativi nel rapporto tra cliente e rete di vendita, cerchiamo quindi di fare un po’ di ordine.
REGOLAMENTO VBER 330/2010, IL CONTENUTO
Con l’acronimo Vber (Vertical Block Exemption Regulation) si intendono quelle norme emanate dalla Commissione Europea a tutela della concorrenza in particolari settori, soprattutto in quelli nei quali vigono gli accordi verticali. Un esempio di questi ultimi è costituito da un tipo di accordo di distribuzione esclusiva tra il produttore e il distributore, come quello tra una casa auto e un concessionario in una determinata zona geografica. L’obiettivo finale è quello di eliminare quelle pratiche che limitano la possibilità dei consumatori di scegliere i propri fornitori.
REGOLAMENTO VBER, LA FUNZIONE
Le Vber assumono anche la funzione di definire norme transitorie in grado di guidare i settori interessati verso la piena concorrenza. Un esempio di tutto questo è il regolamento 1400/2002 che ha eliminato l’obbligo di effettuare i tagliandi e le riparazioni presso un concessionario ufficiale del marchio auto durante il periodo di validità della garanzia. Tale regolamento scadrà il 31 maggio 2023 ed entrerà in vigore la nuova Ber 461/2010.
REGOLAMENTO VBER, I CAMBIAMENTI NEL SETTORE AUTO
“Il nuovo Regolamento di esenzione per categoria relativo agli accordi verticali che entrerà in vigore da giugno 2022 – spiega Fausto Antinucci, Managing Director di Italia Bilanci – porta significativi cambiamenti nei rapporti tra casa auto e reti di vendita. In primo luogo perché promuove la cosiddetta ‘dual distribution’, affiancando la vendita digitale a quella fisica, finalizzata negli showroom dei concessionari. In secondo luogo perché introduce la figura dell’agente in alternativa a quella del concessionario, con un ruolo decisamente depotenziato sia nella relazione con la casa auto che con il cliente”.
REGOLAMENTO VBER, I CONCESSIONARI AUTO
L’entrata in vigore della Vber ridefinirà i ruoli del costruttore auto e della rete di distribuzione, che oggi è delegata ai concessionari che rappresentano commercialmente il marchio attraverso le proprie strutture. Da giugno, le case auto potranno vendere veicoli e servizi sia tramite i propri distributori indipendenti, sia in concorrenza diretta a questi ultimi utilizzando i canali digitali per interagire con i clienti finali. “Nel nuovo scenario distributivo – puntualizza Fausto Antinucci – la casa auto si porrà due obiettivi: in primo luogo massimizzare le vendite attraverso il proprio sito web, interfacciando direttamente il consumatore nel processo di acquisto. E in secondo luogo offrire al cliente la possibilità di provare la vettura, apprezzarla fisicamente e ritirarla presso le strutture dei propri agenti dopo aver finalizzato l’acquisto tramite portale web”.
REGOLAMENTO VBER, IL CONCESSIONARIO AGENTE
La trasformazione dei rapporti tra costruttori e rete di distribuzione innescata dalla Vber ridefinisce non solo il ruolo ma anche l’operatività degli attuali concessionari. Oggi il dealer agisce in conto proprio su mandato del marchio, da agente lo farà in nome e per conto del costruttore. In questa seconda ipotesi, listini e sconti sarebbero fissati dalla casa madre anziché dal rivenditore, discorso analogo alla terza via rappresentata dalla figura del commissionario. “Le conseguenze dalla Vber si sintetizzano nella profonda trasformazione del ruolo del concessionario che, nella nuova veste di agente, subirà una importante riduzione del margine commerciale riconosciuto dalla casa auto, solo parzialmente mitigata dallo snellimento della struttura dei costi che la nuova figura contrattuale dovrebbe favorire”.
REGOLAMENTO VBER, L’ACQUIRENTE
In una logica di maggiore concorrenza e canali di vendita ci saranno dei benefici tangibili per i consumatori? “Dal lato del consumatore, promuovendo il canale delle vendite on line, la nuova Vber vuole favorire la concorrenza nel mercato dell’auto attraverso la maggiore trasparenza nelle politiche di prezzo, la semplicità nella comparazione di prodotto e relative offerte commerciali, la riduzione dei costi di distribuzione – è la spiegazione di Fausto Antinucci – ma in un contesto di concessionari che diventano commissionari o agenti il prezzo del veicolo nuovo sarebbe fissato per tutti dal costruttore. Verrebbe quindi a mancare l’elemento della trattativa commerciale tra cliente e venditore che da decenni caratterizza il processo d’acquisto di un’auto”.
REGOLAMENTO VBER, ASSISTENZA E RICAMBI?
Sì, ma con tempi e modalità differenti. Il regolamento Ber 1400/2002 che lo disciplina scadrà il 31 maggio 2023. Al momento, però, è prematuro fare ipotesi dal momento che le nuove regole sono ancora oggetto di discussione.
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Domenico Affinito, Corriere Motori, 2 XII 2021
Auto: 72mila posti a rischio con le regole europee sulle vendite online
L’ allarme di Federauto: il regolamento europeo che scattera’ l’ anno prossimo farà scomparire i concessionari, sostituiti da agenti a provvigione. Ma si prospettano conseguenze negative anche per i consumatori: aumento dei prezzi e rarefazione dell’assistenza
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Il comparto automotive rischia di perdere, nei prossimi anni, 72mila posti di lavoro. È la stima di Federauto rispetto alla volontà della maggioranza delle case automobilistiche di incrementare la propria marginalità, rivolgendosi al cliente finale attraverso la vendita online, forti anche del regolamento europeo sulla distribuzione che è in discussione e sarà adottato nel 2022. Uno scenario che vedrà scomparire i concessionari per come li conosciamo oggi, sostituiti da agenti a provvigione: una scelta che garantirebbe alle case automobilistiche di migliorare i loro margini dal 5 all’8%, ma che presenta diversi rischi.
Vendita online: il danno al settore
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la discesa in campo delle case con la vendita diretta delle auto online non si tramuterà in minori costi per i clienti finali, altrimenti non ci sarebbe alcun vantaggio per le case a cambiare il sistema di distribuzione di oggi. Quello che si prospetta è una crescente concentrazione della domanda nelle mani dei produttori di auto, con un decremento della competizione: l’esatto contrario di ciò cui è vocato il regolamento europeo. Per il consumatore significherà una chiara maggiore rigidità dei prezzi, il loro aumento, un probabile peggioramento della qualità del servizio e la sicura rarefazione delle reti distributive e di servizio al cliente. Per contro il settore, oggi di 120 mila addetti con 1.294 aziende attive, potrebbe perdere fino al 60% degli addetti, 72 mila. Oggi il mondo dei concessionari vale in Italia il 3% del Pil e il 5% del gettito fiscale, quote che potrebbero scendere rispettivamente all’1,8% e al 3%. C’è poi un altro aspetto della questione tasse che, al momento, non è stimabile: i concessionari sono aziende che hanno sede fiscale in Italia e, quindi, concorrono al gettito erariale, così invece non è per le case automobilistiche che hanno spesso sede in Paesi a fiscalità agevolata e, quindi, non versano nulla al fisco del nostro Paese.
Addio alla transizione energetica
La trasformazione del modello distributivo si inserisce in un quadro di forte ritardo nel nostro Paese rispetto al rinnovo del parco circolante, che è uno dei più vecchi d’Europa. Stiamo parlando di un parco di 38,8 milioni di auto con età media di 11,8 anni che per il 52,5% è composto da auto ante Euro 5 (20,4 milioni) e per il 70,5% ante Euro 6 (27,4 milioni). Per dare un’idea basti dire che un’auto fino a Euro 3 emette 20/25 volte la quantità di CO2 di un’Euro 6d. Se noi potessimo con una magia cambiare oggi tutte queste auto in Euro 6d, avremmo raggiunto già oggi l’obiettivo di riduzione del CO2 fissato per il 2025 per il comparto auto. Ma la realtà è ben diversa: anche se il mercato dell’auto tornasse a livelli pre Covid – 1,7 milioni di immatricolazioni l’anno – per sostituire l’attuale parco circolante inquinante occorrerebbero 26 anni.
Che cosa condiziona il ricambio
Il ricambio del parco circolante è condizionato da diversi fattori. Anche se la percentuale di vendita di ibride ed elettriche sta aumentando, queste continuano a costano dal 25 al 30% più delle versioni equivalenti con motore tradizionale. E, in generale, il prezzo medio negli ultimi 10 anni è cresciuto – al netto dell’inflazione – del 6% al di sopra del potere d’acquisto dei consumatori. C’è poi l’aspetto legato alle infrastrutture di ricarica: il nostro Paese è in ritardo sia nella rete di bassa potenza (siamo sesti in Europa per numero di colonnine per 100 km), sia nella rete di ricarica veloce (Fast Charge) che costituisce il 9,7% della rete esistente, contro il 17,2% della media europea. Basti dire che oggi in autostrada le colonnine di ricarica rapida sono appena 32.
Le richieste di Federauto
Federauto chiede un intervento profondo da parte del legislatore. Anzitutto per evitare il potere dominante delle case automobilistiche nei confronti del sistema distributivo attraverso la vendita diretta online. Poi per spingere sulla ricerca dei combustibili liquidi a basse o nulle emissioni di carbonio (Low Carbon Liquid Fuels): sono bio-carburanti o carburanti sintetici in avanzata fase di sviluppo che presentano basse emissioni di anidride carbonica e che possono rappresentare uno scenario intermedio prima dello stop alla vendita di auto con motori a combustione, previsto per il 2035. Ma se vogliamo raggiungere davvero gli obiettivi ecologici che l’Europa si è posta, fanno sapere da Federauto, servono anche una seria pianificazione di incentivi che supporti lo svecchiamento del parco circolante e un’accelerazione delle infrastrutturale di ricarica. I concessionari italiani, da parte loro, si impegnano a mettere a disposizione la loro competenza per sostituire il più velocemente possibile il parco circolante esistente al fine di accompagnare la transizione energetica e adeguare in tempi rapidi la propria struttura rispetto alle esigenze della mobilità elettrica: sia per la manutenzione e riparazione di auto dell’ultima generazione, sia in termini di capacità di ricarica (oggi ci sono già 4.000 colonnine di ricarica presso i concessionari italiani).