Luca Romano, Il Giornale, 17 II 2014.
Saviano: “Vado avanti con psicofarmaci”.
Lo scrittore di Gomorra: “A volte mi domando se finirò in un ospedale psichiatrico. Se anteponi la verità e la denuncia a qualunque altra cosa della vita, diventi un mostro“. “Non credo sia nobile aver distrutto la mia vita e quella delle persone che mi circondano per cercare la verità.
*
Avrei potuto fare lo stesso, con lo stesso impegno, con lo stesso coraggio ma con prudenza, senza distruggere tutto. Invece sono stato impetuoso, ambizioso”. L’amara confessione è di Roberto Saviano. Lo scrittore di Gomorra, da dieci anni è costretto a vivere in esilio con gli uomini della scorta. In una intervista al quotidiano El Pais, Saviano parla della sua vita: “Bisogna considerare che non posso disporre della mia vita senza chiedere autorizzazione. Né uscire o entrare quando voglio, né frequentare le persone che voglio senza doverle nascondere nel timore di rappresaglie. A volte mi domando se finirò in un ospedale psichiatrico. Sul serio. Già adesso ho bisogno di psicofarmaci per tirare avanti e non era mai accaduto prima. Non ne faccio abuso, ma a volte ne ho necessità. E questa cosa non mi piace per nulla. Per questo spero che prima o poi finisca”.
Ne è valsa la pena? Per Saviano no. “E so che quando lo dico, qualcuno può pensare: che codardo. Vale la pena cercare la verità e vale la pena arrivare fino in fondo, ma proteggendoti. Il mio dramma interiore è: avrei potuto aver fatto tutto questo ma senza mettere a rischio tutto. Perché, qual è il problema? Se tu anteponi un obiettivo, la verità, la denuncia, a qualunque altra cosa della tua vita, diventi un mostro. Un mostro. Perché tutte le tue relazioni umane e professionali sono orientate a ottenere la verità. Forse alla fine sarà nobile, una cosa generosa. Tuttavia la tua vita non si converte in generosa, le relazioni diventano terribili”.