Antonio Fiumefreddo, Sud, 25 XII 2015
In ricordo di Peppe Gennaro
Ho avuto il dono dell’amicizia di Peppe Gennaro e voglio ricordarlo oggi, a Natale, poche ore dopo che ci ha lasciati.
Non voglio dire del magistrato, perché per quel profilo parlano le sentenze, il primo grande processo di Mafia istruito a Catania, la grande intuizione delle indagini sui grandi appalti, secondo il convincimento che Cosa Nostra operi anzitutto con la corruzione, la lontananza dai salotti infrequentabili di questa nostra terra, l’indipendenza di giudizio, ma forse è corretto affermare che per Peppe Gennaro l’essere Uomo è stato un tutt’uno con il servizio di Magistrato.
Se dovessi raccontare di una delle virtù che mi hanno colpito dell’Uomo, direi della sua logica, una iperlogica, sempre pronta a spaccare il capello in quattro, a confutare il dubbio che la sua intelligenza poneva a se stessa, coltivata in una sterminata cultura, nella conoscenza dei classici, nello studio del diritto, inteso proprio come giardino logico dell’umanità.
L’ho conosciuto quando l’oltraggio, tipica arma mafiosa, lo aveva affranto di dolore ma indomito, nella serena consapevolezza della innocenza della sua esistenza tutta.
Allergico ai salotti, evitava gli inviti per evitare di dover incontrare i suoi inquisiti ovvero qualcuno che avrebbe potuto diventarlo.
E poi la sua ironia, implacabile in ogni conversazione, irrompente con una battuta, con il richiamo alla Catania che gli ricordava l’infanzia, alla gioventù trascorsa tra via Umberto e piazza Europa e San Giovanni Li Cuti, luoghi sempre popolati nella sua memoria di volti e di storie e che avrebbe difeso anche da Magistrato quando la sua sensibilità avvertiva l’arrivo della deturpazione e dello sfruttamento.
E lo sport, il calcio e la sua pallanuoto nel mare di Acicastello.
Ed il cinema, al sabato sera, con gli immancabili Renato Papa e Bruno Di Marco, e signore.
Peppe Gennaro ha toccato le vette istituzionali della Magistratura, sempre restando se stesso, e soprattutto sempre mantenendo in vetta ai suoi pensieri la sua famiglia.
Un amore senza confini per la moglie, per i ragazzi, orgoglioso di ciascuno di loro, di cui seguiva ogni singola azione, sembrando quasi che studiasse con loro, che lavorasse con loro, ma semplicemente camminando sempre accanto a loro come fa un Padre.
Renato Papa, ha ricordato che egli nella sua vita ha incontrato uomini di altissimo livello e valore, che lo hanno stimato, ed uomini di carta velina. E’ proprio vero, com’è vero che i secondi più che provocarne la reazione hanno sorpreso il candore dell’uomo, radicalmente onesto per comprendere il senso del tradimento e dell’oltraggio.
In Chiesa il sacerdote ha detto, con espressione bellissima, che l’esempio di Peppe ha aiutato tanti a credere nella Giustizia, e tra la folla ai suoi funerali mi ha colpito la presenza di alcuni suoi inquisiti, segno che persino chi ha ricevuto le attenzioni delle indagini ha saputo riconoscere il valore nobilissimo della giustizia che ha abitato la vita di questo grande Uomo.
Mancherà a tantissimi: alla sua cara famiglia, ai tanti magistrati cresciuti con lui, ai tanti amici dello sport, ai tanti che lo hanno incontrato nella loro vita, ed a me mancheranno le nostre lunghe chiacchierate, con i suoi consigli timidi e preziosi che mi hanno fatto amare un Uomo giusto.
Capita raramente oggi di poter dire che da un uomo delle istituzioni si è imparato qualcosa, ebbene da Peppe Gennaro ho imparato tanto e soprattutto ho mantenuto viva la mia fede nella Giustizia.
Grazie Peppe caro, conoscerti è stato un privilegio.