Francesco Gallo Mazzeo, Klessidra, 6499Milano, 9 I 2023
Arte dello sfregio. Ultimo. Van Gogh.
Terzultimo, per la verità, perchè mentre scrivo giunge notizia radio, dello sfregio della facciata del Senato della Repubblica, preceduta da “Les Meules” del Museo Barberini di Postdam, sporcato con il lancio di un purè di patate, togliendo lo scettro negativo al Van Gogh, sfregiato nella National Gallery di Londra, mentre sono quotidiane le cronache che vanno da scheggiature in Piazza Navona e Piazza di Spagna, alle pietre sottratte a Pompei o alle scritte affettuose, graffite nel Colosseo.
Motivazione. Siccome l’arte fa notizia, allora è bene accanirsi contro di essa, che non si può difendere e spesso non viene difesa da quelli che sarebbero preposti a farlo e non lo fanno o lo fanno male. Poi si corre a restaurare e alle intensificazioni di vigilanza, che dopo una prima partenza a razzo, vanno attenuandosi, fino al prossimo folle (e mi riferisco al tale che ha rotto il naso al busto di un imperatore romano) e d’altra parte il patrimonio è così vasto che non si può tenere tutto sotto sorveglianza, come si dice adesso, h. 24, per tutto il tempo.
Maggior vigilanza ci vuole, certo, ma il punto di sintesi superiore è un altro, culturale, educativo, che deve fare si che il patrimonio di tutti, sia protetto da tutti, come accade alla Madonna del Parto di Piero della Francesca, che ha occhi e orecchie, per quanti sono gli abitanti di Monterchi, solerti toscani, che non hanno dimenticato di essere lontani etruschi e più vicini nel tempo, coevi di Brunelleschi, Michelangelo e via andare.
Prendersela con chi getta inchiostro su un Pollock o tinge di rosso Fontana di Trevi, si può e si deve, insegnando in maniera nuova, il rapporto con i beni artistici, che sono stati degradati, dalla società massificata e dalla sottocultura consumistica, a beni materiali, non culturali e spirituali, fino a qualcuno che arrivò a definirli “il nostro petrolio”.
Che stupidaggine! Non sono fossili, non sono petrolio, non sono strumenti, con cui fare bassa economia. Sono anche fonte di ricchezza, a patto che non se ne faccia un uso sconsiderato come stiamo facendo noi, sbandierando “due milioni di visitatori agli Uffizi; sono la nostra identità, senza di essi potremmo considerarci dei trovatelli. Sono la nostra storia e una parte rilevante della nostra attualità, che di arte e cultura vera si nutrono, per non scadere da una ricca biografia ad una avvilente biologia. Le opere d’arte, antiche o moderne, sono fonte di ingegno e fantasia dell’originalità. E allora…!? E allora, gli sfregiati siamo noi in nomine e in figura!
§ § § § §
Nella foto in alto: Lucio Fontana, “Concetto spaziale, Attese”, 1960 – L’associazione di quest’immagine all’articolo è una provocazione dello Studio. Chiediamo venia al prof. Gallo.