Laura Anello, La Stampa, 25 VII 2022
Selinunte, in luce l’Agorà più grande del mondo
Selinunte la greca, Selinunte scheggia d’Oriente incuneata nell’estremo lembo occidentale della Sicilia, Selinunte sorta gigantesca e fatta a pezzi soltanto due secoli e mezzo dopo, Selinunte la misteriosa.
Difficile raccontare la storia incredibile di questa città che, tra i magnifici templi sopravvissuti nei secoli, ha svelato adesso una parte importante della sua storia e ha segnato un record: quello dell’agorà più grande del mondo, 33 mila metri quadrati. Si tratta di una piazza trapezoidale sorta intorno al monumento celebrativo del fondatore che fa impallidire quelle delle polìs della madre Grecia da cui i suoi coloni erano partiti, ma anche le piazze gigantesche della nostra modernità.
Qui, a Selinunte, la piazza grande quanto cinque campi da calcio non era solo magnificenza, non solo memoriale, ma era il centro della vita pubblica, lo snodo urbanistico che metteva in connessione una città policentrica, il cuore della vita rituale della comunità, con al centro un heròon, un monumento commemorativo per un personaggio importante – forse il fondatore Pàmmilo? – e resti di strutture in pietra e ossa di animali che fanno pensare ad altari per sacrifici.
Un’agorà (presto aperta per visite guidate anche in notturna) intorno alla quale, nella metà del VI secolo avanti Cristo, fu eretto un edificio in un unico grande vano, forse un hestiatòrion, una sala per banchetti rituali dove potevano trovare posto nove grandi klìnai, i lettini su cui i greci consumavano i pasti. «Una conca vuota che impressiona per la sua ampiezza e il suo fitto mistero», dice il direttore del Parco archeologico di Selinunte, Felice Crescente.
A guidare lo scavo condotto dall’Institute of Fine Arts della New York University e dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’Istituto archeologico germanico, è l’italiano Clemente Marconi: «Si tratta del primo caso di collaborazione tra missioni nella storia della ricerca archeologica a Selinunte – dice – ed è un importante esempio di collaborazione internazionale».
I risultati, al di là dell’agorà, hanno portato all’identificazione del primo nucleo di Selinunte, cioè del primo insediamento dei coloni che intorno al 650 avanti Cristo si mossero da Megara Hyblaea, nell’estremo oriente dell’isola, vicino alla potente Siracusa, e cercarono nuovi spazi dall’altra parte della Sicilia, portando i loro culti e il loro dialetto greco. Come spesso avviene nelle scoperte, il nucleo originario della città è stato scoperto mentre si lavorava su altro, cioè sulla datazione dei due templi, indicati come A e O.
«Abbiamo scoperto oggetti votivi che la dicono lunga sull’importanza del tempio chiamato R», aggiunge Marconi. Proprio di fronte a questo colosso, gli archeologi avevano scoperto l’anno scorso un grande santuario. Questa volta sono venuti fuori gioielli, amuleti e la seconda parte di un manufatto scoperto dieci anni fa: forse uno scettro che non doveva essere replicato e il cui stampo – diviso in due parti dopo l’unica fusione – era stato sepolto nel recinto sacro. Soltanto l’indagine metallografica potrà confermare che si tratta, come pare, di bronzo.
Inoltre è stato ricomposto da frammenti trovati nel 2017 un ciondolo in avorio a forma di sirena, importato probabilmente dal Peloponneso, e molto simile ad analoghe sculture di Delfi.
Rinvenuto anche un piccolo amuleto che raffigura un falcone in pasta di vetro blu, prodotto in Egitto tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo avanti Cristo. «È l’immagine del dio Horus, divinità del cielo e del sole – spiega Marconi -, è uno dei più importanti oggetti di produzione egizia scoperti in Sicilia». E poi ancora una grande quantità di frammenti di ceramica di Megara Hyblaea, la “madrepatria”.
Insomma, Selinunte è un palinsesto che promette di svelare ancora molto di se stessa e di una storia da capitale del Mediterraneo governata dal tiranno Pitagora, poi dallo spartano Eurileone, poi forse anche da regimi oligarchici e partiti anti-tirannici, storia oscillante tra Oriente e Occidente, tra l’appoggio ai tentativi espansionistici delle colonie greche “gemelle”, e l’alleanza tattica per ragioni commerciali con Cartagine, la potenza leader della Sicilia occidentale.
Una storia spezzata dall’assedio di Annibale che, sbarcato in difesa di Segesta, storica rivale di Selinunte, piombò sulla città che attendeva invano rinforzi da Siracusa e da Agrigento. I selinuntini resistettero eroicamente per nove giorni, poi dovettero arrendersi: la città fu devastata e la popolazione uccisa in massa, si aprì una nuova stagione lontana dallo splendore antico. Ma quell’epoca è nascosta tra i templi e riemerge adesso, pezzo dopo pezzo.