Silvia Cannas Simontacchi, Il Giornale, 28 IX 2014.
Mollare tutto e vivere felici? Si può.
Ce lo spiega Simone Perotti, ex manager ora guru italiano del downshifting.
*
È capitato a tutti. Non una volta nella vita, ma almeno una volta al mese. È un po’ l’opposto del Sogno Americano, si può chiamarla sindrome del castello di sabbia: dopo tanto tempo e tanti sforzi per costruire una bella carriera, ci si vorrebbe solo tirare fuori da tutta quella gente in autostrada o, peggio, in metropolitana. Licenziarsi in grande stile con un gesto di disubbidienza sociale alla Fight Club e andare a vivere in qualche nido isolato. Magari su una barca a vela.
Simone Perotti lo ha fatto veramente. Dal 2007 ha rinunciato a stipendio e carriera. Vive con circa ottocento euro al mese: sette sulla terra ferma, in un fienile sulle colline liguri, gli altri cinque in mare, su una barca con un solo albero che si chiama come una principessa samoana. Fa da skipper a chi affitta il suo sloop per una crociera, pulisce le barche ormeggiate nel porto della Spezia, oppure restaura mobili, realizza sculture, pittura case.
In una vita precedente, Perotti era una specie di spin doctor. Responsabile della comunicazione di Rcs Mediagroup, per la precisione. Interloquiva con i direttori di via Solferino, Paolo Mieli e Ferruccio de Bortoli, e riportava direttamente all’amministratore delegato Maurizio Romiti. Il giorno che lo costrinsero a rimanere a Milano e si perse la finale di Champions League del Milan a Manchester, per colpa di una riunione del patto di sindacato di Rcs che poi nemmeno si svolse, fu il punto di non ritorno.
Così, lo yuppie è diventato il guru italiano del downshifting e ha riassunto la propria filosofia in un libro, Adesso basta, già caso editoriale e da poco nelle librerie nel nuovo formato tascabile (Chiarelettere, 224 pp). Di cosa si tratta? Semplice: lavorare meno, spendere meno, consumare meno e godersi di più la vita. Abbiamo tutti troppe cose, vivremmo meglio con meno oggetti. Una storia vecchia, ma ancora attuale. È l’applicazione pratica a essere nuova: chi parla tanto di decrescita felice di solito non vive così, si limita ad ascoltare i Cd con gli scrosci d’acqua e ad andare tutte le mattine in ufficio, sedersi alla scrivania e fare il suo lavoro sforzandosi il meno possibile.
Dalla prima edizione di Adesso basta sono passati cinque anni, e Simone Perotti non sembra per niente pentito della sue scelta. E se avesse davvero ragione lui?