Riccardo Lo Verso, LiveSicilia CT, 12 XII 2022
Termovalorizzatori, inchieste e parcelle: una costosa incompiuta
Il caso delle due parcelle da 5 milioni di euro è solo l’ultimo atto di una lunga storia. Anzi, di un’incompiuta. Quella dei termovalorizzatori che dovevano nascere in Sicilia. Dovevano appunto, perché tutto si è chiuso con un nulla di fatto. Restavano da pagare le parcelle milionarie agli avvocati Pier Carmelo Russo e Francesco Stallone.
La Regione, carte alla mano, non sembra avere altra scelta che mettere mano al portafogli (la liquidazione è già firmata), nonostante il neo presidente della Regione Renato Schifani abbia annunciato di volere approfondire il caso.
Una lunga stagione di giudizi
Sui termovalorizzatori si è giocata una lunga partita. Ricorsi, contro ricorsi, transazioni e inchieste della magistratura. Partendo da quest’ultima: nel 2016, dopo sei anni di indagini, si è giunti all’archiviazione nel merito per l’ipotesi di corruzione (insussistenza del fatto), mentre sulla possibile turbativa d’asta la prescrizione impediva l’esercizio dell’azione penale (secondo i pm, “era certamente configurabile”). C’era in ballo anche l’aggravante dell’articolo 7, quella prevista quando c’è di mezzo la mafia, che però non ha passato il vaglio del giudice che ha chiuso il caso.
Tutto inizia nel 2003 quando Totò Cuffaro, allora governatore e commissario per l’emergenza rifiuti sulla base di gare bandite l’anno prima, aggiudica a quattro società consortili la convenzione ventennale per il trattamento dei rifiuti. Un affare da un paio di miliardi di euro che prevede la costruzione di quattro termovalorizzatori a Palermo, Augusta, Casteltermini e Paternò.
I 4 termovalorizzatori mai realizzati
Si formano quattro Ati costituite da Elettroambiente, Enel produzione, Emit, Amia, Catanzaro Costruzioni; Falk, Actelios, Amia, Emit, Consorzio Asi Palermo, Aser, Gecopre e Safab; Dgi Daneco, Waste Italia, Siemens, Technip Italy, Db group, Altecoen; Elettroambiente, Enel produzione Altecoen tecnoservizi ambientali, Pannelli impianti ecologici.
Nel luglio 2007 la procedura viene annullata da una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. Il bando non è stato correttamente pubblicizzato, serviva cioè maggiore trasparenza. L’Agenzia Regionale Rifiuti e Acqua risolve i contratti. Gli originari affidatari – vale a dire le società consortili Sicilpower, Tifeo Ambiente, Palermo Energia Ambiente, Platani Energia Ambiente – non ci stanno e vanno alla guerra dei contenziosi.
Da Cuffaro a Lombardo
Nel 2009, quando Raffaele Lombardo subentra a Totò Cuffaro, si riparte prima con una gara e poi con una procedura negoziata. Entrambe si chiudono con un nulla di fatto. Nel 2010 arriva il decreto con cui il governo Lombardo annulla l’intera procedura, sollevando due questioni: l’illecito collegamento tra i raggruppamenti volto ad alterare la concorrenza e il rischio di infiltrazioni mafiose.
Nel 2013 il Tar, respingendo un ricorso contro l’annullamento del bando, parla di offerte preconfezionate “a tavolino” in accordo tra i diversi raggruppamenti. “Accordi illeciti”, scrivono i giudici parlando di “meccanismo anticoncorrenziale”: le proposte presentate dai vari raggruppamenti coprono, senza sovrapporsi e in maniera anomala, tutta l’Isola.
Richiesta di danni miliardari
Dopo l’annullamento il gruppo Falck chiede un risarcimento danni da 1,3 miliardi di euro. La Regione – nel frattempo il governatore diventa Rosario Crocetta e assessore all’energia l’ex pm Nicolò Marino (che nel 2013 rassegnerà i suoi dubbi ai pm) – si sente danneggiata per mezzo milione di euro.
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Sulla vicenda dei termovalorizzatori di Sicilia, vista dalla singola prospettiva di quello destinato a Paternò, si veda La battaglia del termovalorizzatore nella valle del Simeto nella sezione Casi rappresentativi di questo sito. [NdS]