Isidoro Trovato, Corriere della sera, 11 VI 2019
Studi legali, la classifica dei ricavi: ecco chi sono gli avvocati d’oro
E’ ancora BonelliErede lo studio legale italiano primatista per fatturato con 166 milioni di euro, (in linea con l’anno precedente) nel 2018, seguito da Gianni Origoni Grippo Cappelli (Gop) che totalizza un fatturato di 145 milioni (+9,8%), mentre il terzo gradino se lo aggiudica Pwc Tls cha ha archiviato l’anno con ricavi a 140,3 milioni con una progressione dell’11,9% rispetto al 2017. Un podio di assoluto prestigio che conferma la crescita del mercato dei servizi legali d’affari che ha archiviato il 2018 con una lusinghiero più 6,4%. I primi 50 studi legali d’affari attivi in Italia, infatti, secondo le stime elaborate dal centro ricerche di Legalcommunity, hanno complessivamente mosso un giro d’affari di 2,380 miliardi di euro. In termini di market share, il cluster dei grandi studi italiani si conferma quello che controlla la maggiore fetta di mercato (30,8%) seguito dalle Big 4 (con 18,8%) e dagli studi internazionali di matrice britannica (13,8%). Sul versante big law, Legance è lo studio che, subito dopo Gop, ha registrato la crescita più consistente (+7,7%) arrivando a 84 milioni. Chiomenti, pur mantenendo sostanzialmente stabile il numero dei suoi professionisti, ha portato a casa un incremento del 3% dei ricavi arrivando alla soglia dei 131 milioni.
Le maxi fusioni
Il 2019 passerà alla piccola storia degli studi professionali italiani come l’anno della grande diaspora. A scatenare il risiko del settore sono state proprio le prime due insegne della lista. Con la recente integrazione dello studio fondato da Giuseppe Lombardi (che peraltro ha chiuso il 2018 con un fatturato di 29,2 milioni di euro), BonelliErede potrebbe verosimilmente superare quota 180 milioni di ricavi se non addirittura sfiorare quota 190 milioni. Una maxi operazione che permetterà allo studio presieduto da Stefano Simontacchi di scavare un solco profondo con i suoi concorrenti diretti mettendo a segno un allungo difficilmente colmabile, almeno nell’arco di qualche anno, da parte dei competitor.
La diaspora
Ma la diaspora di cervelli e professionalità legali dello studio Lombardi Segni & Associati non si è orientata soltanto verso le sponde dello studio Bonelli Erede. Una buona parte di loro si è diretta verso i «patri lidi» scegliendo di fare ritorno in Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners. Si tratta di un gruppo di 15 professionisti con alla testa i soci Antonio Segni e Andrea Mazziotti, proprio loro che, nel 2006, furono tra i promotori dello spin off da cui prese vita il progetto che oggi si chiama LMS. L’arrivo di questi avvocati nelle sedi di Roma e Milano dello studio fondato da Francesco Gianni e GianBattista Origoni dovrebbe dare sicuramente ulteriore«forza d’urto» alla capacità d’azione dell’associazione sul fronte corporate e capital markets. Con benefici sulla crescita dei ricavi che già, nell’ultimo anno, sono saliti del 9,8%. Secondo quanto rivelato da Legalcommunity, poi, c’è un terzo studio che è riuscito a intercettare una pattuglia di professionisti ex Lombardi che ha deciso di non seguire la maggioranza in BonelliErede o in Origoni Gianni. Si tratta del team della socia Carla Mambretti che, invece, ha scelto di spostarsi in una super boutique, vale a dire lo studio Gattai Minoli Agostinelli & Partners. L’associazione guidata da Bruno Gattai, che ha archiviato il 2018 con un fatturato di 32 milioni di euro in crescita del 2,4% rispetto al 2017.
Le boutique
A proposito di super boutique va sottolineato il buon andamento delle principali insegne riconducibili a questa categoria. A cominciare da Pedersoli, che in base alle stime del centro ricerche di Legalcommunity ha chiuso l’anno con un fatturato di 40 milioni dopo aver macinato la bellezza di 51 operazioni (e parliamo solo di m&a) per un valore complessivo di 11,3 miliardi di euro. Bene anche Gatti Pavesi Bianchi, + 5,17% rispetto all’esercizio precedente, con un giro d’affari di 36,6 milioni, mentre Grande Stevens ha chiuso l’anno a 27,4 milioni facendo segnare un nuovo aumento dei ricavi (+4,38%). Finiti i fuochi d’artificio sul fronte della m&a da più parti si paventa un possibile rallentamento dell’attività sul fronte acquisizioni e fusioni che potrebbe avere un forte impatto sui conti di diverse organizzazioni. Di sicuro nel settore c’è molta cautela per il futuro. Ma siamo solo a metà di questo pirotecnico 2019.