Lo scrittore Salman Rushdie è stato trasportato in un ospedale locale a bordo di un elicottero dopo essere stato accoltellato al collo mentre si apprestava a parlare a un evento pubblico nella cittadina di Chautauqua, nello Stato di New York. Lo riferisce la Bbc online. (ANSA)
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Mario Baudino, La Stampa, 12 VIII 2022
SALMAN RUSHDIE, TRENT’ANNI DI “FATWA”
Tra poco, saranno trent’anni, e non solo dalla caduta del Muro di Berlino, per la quale bisognerà aspettare novembre: il giorno di San Valentino si potrà infatti celebrare degnamente l’anniversario della “Fatwa” lanciata dall’Ayatollah Khomeini contro Salman Rushdie, lo scrittore che aveva pubblicato, senza rendersi conto delle conseguenze, I versi satanici, romanzo destinato a diventare celeberrimo, a dargli una solida fama e a costringerlo a una vita blindata per almeno due decenni.
Il libro era uscito nel settembre dell’anno precedente, e subito scoppiò il putiferio: manifestazioni di piazza, incitamenti all’odio, accuse di blasfemia. Fu subito bandito in India, Paese natale dell’autore, fu bruciato in pazza nella civile Inghilterra da un gruppo di fanatici, arrivarono le prime minacce di morte, e infine l’Iran, probabilmente anche per motivi di politica interna, si intestò la guida del linciaggio: venne emessa una condanna a morte da parte del leader politico religioso, con l’invito rivolto a ogni buon musulmano del mondo di eseguire la sentenza.
Le conseguenze furono immediate. Da quel momento Rushdie dovette essere sottoposto a una stretta sorveglianza, gli fu data una nuova identità, spesso venne respinto sui voli anche della British Air per “ragioni di sicurezza”. All’inizio degli anni Novanta fu pugnalato, per sua fortuna non a morte, il traduttore italiano, Ettore Capriolo, mentre quello giapponese venne assassinato, e qualcuno sparò al suo editore norvegese.
Il libro aveva la “colpa” di affrontare temi ritenuti tabù dall’Islam religioso, come appunto alcuni versi successivamente espunti dal Corano, che la tradizione considera ispirati da Satana. Per il resto è un romanzo fantastico, che comincia con due personaggi caduti da un aereo e in picchiata verso la terra, e intreccia storie di meraviglia intorno al tema del confronto tra Bene e Male. Anche in modo umoristico.
Trent’anni fa, proprio mentre sembravano aprirsi prospettive di nuova libertà, si scoprì invece, e all’improvviso, che su certi argomenti era proibito non solo scherzare, ma proprio di esercitare il diritto di ogni scrittore a raccontare storie, dovunque vivesse, anche nell’Occidente pluralista e secolarizzato. I Versi satanici ci hanno aperto le porte di un nuovo mondo, quello degli attentati e dei sottili distinguo sulle “responsabilità” dello scrittore – o di chi fa satira, si pensi a Charlie’s Hebdo. Oggi, è stato osservato, nessun editore pubblicherebbe un libro del genere, la paura ha vinto.
Va da sé che mancano le prove per affermarlo con certezza. Nel frattempo tuttavia, benché la “fatwa” non sia stata ufficialmente mai ritirata, l’Italia, tanto per fare un esempio, è stata graditissima ospite alla Fiera del libro di Teheran (dove esiste la censura preventiva: nel 2017 eravamo il Paese ospite, con una spedizione che comprendeva autori come Alessandro Barbero, Melania Mazzucco, Valerio Magrelli, Michele Serra, Valerio Massimo Manfredi e Michela Murgia); e proprio l’anno scorso si è ipotizzato che l’Iran sia a sua volta l’ospite d’onore al Salone del libro torinese del 2020. Tra favorevoli e contrari, non è che ci sia poi tutta quella discussione. I primi sostengono che è sempre meglio aprire le porte piuttosto che chiuderle. Molto bene. E allora, perché non invitare nell’occasione – sostenendo tutto l’apparato di sicurezza, indubbiamente costoso – anche Salman Rushdie?