Pino Farinotti, Libero Quotidiano, 14 I 2020
QUANTE LAUREE VALE UN PREMIO NOBEL?
DELEDDA AVEVA LA TERZA MEDIA, MONTALE ERA DIPLOMATO RAGIONIERE, QUASIMODO AVEVA IL DIPLOMA DI PERITO AGRARIO (MA OTTENNE DUE LAUREE HONORIS CAUSA DALL’ UNIVERSITÀ DI MESSINA E DA QUELLA DI OXFORD), MARCONI ERA AUTODIDATTA
Si trova nelle librerie I premi Nobel – dal 1901 al 2019 (Book Time 538 pagine, 20 euro): La vita, le scoperte e i successi dei premiati in fisica, chimica, medicina, letteratura, pace, economia. Firmato da Pietro Migliorini. Trattasi di libro importante, soprattutto utile. Non solo a chi di mestiere si occupa di comunicazione, scrittura o insegnamento, ma anche a chi ama le statistiche umane, quelle grandi e decisive.
Se la tua formazione fa di te un essere umano migliore, se guarisci da qualcosa che una volta ti uccideva, se comunichi con la tua famiglia e col mondo in tempo reale, se qualche guerra è stata evitata, se una parte di povertà e disuguaglianze è stata rivista, se…. molto altro. Il merito va a quei signori presenti nel libro di Migliorini. La struttura è completa.
Riporta, anno dopo anno i premiati, la motivazione, il contesto storico e una scheda esaustiva dei vincitori. Nel film”The prize”, titolo, banale, italiano Intrigo a Stoccolma, nella prima sequenza il responsabile del Premio, davanti agli inviati di tutto il mondo dice: «Una volta ancora l’ Accademia delle scienze svedesi ha votato, il Regio istituto Carolina ha votato, l’ Accademia delle lettere svedesi ha votato. Una volta ancora l’ uomo conferisce l’ immortalità ai suoi simili. Ecco i nomi dei vincitori del premio Nobel».
“Immortalità”, nella circostanza, è un lemma legittimo. Ci sta. Ma questo Alfred Bernhard Nobel (1833-1896), chi era? Faceva parte di un’ importante dinastia di industriali che produceva polvere da sparo. Nel 1950, a Parigi, incontrò il professore italiano Ascanio Sobrero, inventore della nitroglicerina. Partendo da quell’ esplosivo attraverso molti esperimenti, uno dei quali costò la vita a suo fratello Emil, Alfred compose una chimica che rendeva la sostanza più maneggevole e stabile, la dinamite, brevettata nel 1867.
Da allora Nobel aprì laboratori in vari paesi, Italia compresa, accumulando un immenso patrimonio. Nel 1888, per l’ errore di un giornale francese, che aveva confuso il nome del fratello Ludvig con Alfred, si diffuse la notizia della sua morte. Il necrologio recitava: «Alfred Nobel, che divenne ricco trovando il modo di uccidere il maggior numero di persone nel modo più veloce possibile, è morto ieri».
La storia racconta che l’ inventore fosse talmente colpito da questa descrizione, che per farsi perdonare dall’ umanità, sottoscrisse il testamento col quale lasciava un’ eredità diventata poi il Premio Nobel. A questo punto è legittimo un dato: il “Nobel”, oggi, porta al vincitore una medaglia d’ oro e un assegno di 900mila euro.
Un altro dato: all’ anno 2019 i premiati sono 856 uomini e 52 donne. Nella sua lunga storia, spesso il premio ha suscitato interrogativi, sconcerto e polemiche. Sono molti i casi. Spesso l’ assegnazione dipendeva dal momento politico o da un’ opportunità che stravolgeva i meriti reali.
Alcuni casi esemplari. Nel 1958 Boris Pasternak autore de Il dottor Zivago, ritenuto dissidente, fu costretto al rifiuto dal regime sovietico. Nel 1968 Jean Paul Sartre rifiutò il premio perché lo riteneva, in qualche modo, lesivo della propria libertà di pensiero. Nel 1994, Yasser Arafat ebbe il riconoscimento per la “pace”: un contrasto che scatenò l’ opinione comune che vedeva nel palestinese un terrorista. Anche Henry Kissinger, nel 1973 fu premiato per la “pace”. Lui che aveva sostenuto il dittatore Pinochet nel colpo di Stato contro il presidente del Cile Allende. Il premio del 2009, a Barack Obama fu preventivo: un auspicio a qualcosa che il presidente, forse, avrebbe fatto. E che non fece. Siamo a quella che viene detta “la punta dell’ iceberg”. Altre notizie: l’ Italia, con 20 Nobel è al settimo posto dopo Usa, Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Russia.
Nell’ immenso volume dei Nobel, costretto a un focus, scelgo il segmento a me più congeniale, la letteratura. Abbiamo 6 vincitori: Giosuè Carducci nel 1906 «Per la sua approfondita ricerca critica, per la freschezza di stile e per la forma lirica».; Grazia Deledda (1926) «Per le sue opere, idealisticamente ispirate, che tratteggiano con plastica chiarezza la vita della sua isola»; Luigi Pirandello (1934) «Per il suo schietto e audace tentativo di perpetuare ai massimi livelli drammatici l’ arte del teatro»; Salvatore Quasimodo (1959): «Per la liricità con cui ha saputo esprimere le tragiche esperienze umane dei nostri tempi»; Eugenio Montale (1975) «Per la sua caratteristica forma poetica che ha interpretato i valori umani nella prospettiva di una vita senza alcuna illusione”; Dario Fo: «Figura preminente del teatro politico che, nella tradizione dei giullari medievali, ha fustigato il potere e restaurato la dignità degli umili».
Ci sono, rispetto a questi grandi personaggi, alcune anomalie che certo non vanno a intaccare i meriti straordinari. Trattasi di “studio”: Deledda aveva la terza media, Montale era diplomato ragioniere, Quasimodo aveva il diploma di perito agrario, ma poi ottenne due lauree honoris causa dall’ università di Messina e da quella di Oxford. Per analogia “senza laurea” uscendo dalla letteratura, non si può non richiamare un grande italiano del mondo, Guglielmo Marconi, che ebbe il Nobel per la Fisica: «Per le sue ricerche e le sue scoperte nella telegrafia senza fili». Il tema può essere: frequentare l’ università, con le sue nozioni che lo scienziato aveva di gran lunga sorpassato, forse avrebbe perso tempo prezioso.
E comunque: quante lauree vale un premio Nobel?
Tutto questo, moltiplicato per mille, è nel libro di Migliorini. Un’ ultima considerazione: l’ Italia è per definizione e per storia e per verità, il Paese della cultura e dell’ arte. Sei premi sembrano non rispettare l’ assunto. Sto all’ Europa: Germania e Svezia hanno 8 premi. Ma la Francia, che ci è vicina, magari parente per lingua e cultura ne ha 15. In realtà è questione di epoca. Il “Nobel” abbraccia il secolo scorso e la prima parte di questo. Ed ecco un altro dato: il “Belpaese” non è quello del Rinascimento.