Luigi Mascheroni, Il Giornale, 15 II 2020
SCOPRIRE ULISSE PER SCOPRIRE L’UOMO A FORLÌ UNA GIGANTESCA MOSTRA SUL MITO DI ODISSEO
Ulisse? Siamo noi. Un po’ eroi, un po’ ingannatori, un po’ padri teneri, un po’ feroci guerrieri, un po’ mariti e traditori. Uomo dalle molte arti e dai molti inganni, Ulisse è un mito dalle innumerevoli facce, molto versatile, molto astuto.
Polytropos, Polymetis. Ulisse conosce tutte le arti. E tutti gli artisti hanno conosciuto lui. Uomo ed eroe, Ulisse-Odisseo usa l’intelligenza, le diverse tecniche, l’artificio, l’inganno, la diplomazia. Inventa il Cavallo, espugna Troia, acceca il Ciclope, resiste alle Sirene. Ha mille volti e mille sfaccettature, di volta in volta nei secoli è un modello negativo (demagogo e truffatore) o virtuoso (coraggioso e saggio). È un vigliacco per la Grecia classica, un mito fondatore per Roma, un cavaliere cortese, un eroe romantico, umano troppo umano.
Mito che si immerge nei millenni della Storia, emerge dal mare che si estende al centro del mondo antico, scompare nel Medioevo, riaffiora qua e là, poi riesplode (in Italia con la traduzione dell’Odissea di Ippolito Pindemonte, 1822), il viaggio di Ulisse nell’area culturale mediterranea dura da tremila anni, dalla Grecia arcaica al Kirk Douglas palestrato e oliato nell’Ulisse di Mario Camerini, anno 1954. Ma l’Odissea, filmata da Stanley Kubrick, si proietta ben oltre il 2001.
Benvenuti nel 2020, Musei San Domenico, Forlì, per la grande mostra originale, ricchissima, imponente – Ulisse. L’arte e il mito (da oggi fino al 21 giugno): un viaggio andata con mille possibili ritorni: Ulisse era sincero nel voler tornare a Itaca, ma soltanto come una tappa lungo trenta secoli, attraverso tutte le arti (pittura, scultura, opere grafiche, mosaici, editoria, ceramica, arazzi… si inizia con la statuaria greca del VI secolo a.C., si finisce con un video di Bill Viola del 2012) per raccontare i multiformi volti del più antico e modernissimo personaggio della letteratura occidentale. Ulisse, chi sei?
Realizzata grazie a prestiti importanti da musei italiani e internazionali, con un allestimento sontuoso e costi massicci (sostenuti quasi interamente dalla Cassa dei Risparmi di Forlì: la cifra non viene detta, ma siamo intorno ai due milioni di euro), la mostra non è un viaggio nell’arte del mito, ma dell’arte attorno al mito, perché l’arte, figurandolo, ha trasformato il mito e il mito, trasformandosi, ha raccontato la forma dell’arte.
Dalla Grecia arcaica a oggi. Un lavoro di un intero anno, cinque curatori (Gianfranco Brunelli, Francesco Leone, Fernando Mazzocca, Fabrizio Paolucci e Paola Refice), 16 sezioni, due piani di musei, dieci sale, due infiniti corridoi, 250 opere e una domanda, senza risposta: perché il mito di Ulisse, sorto all’alba dell’Uomo, ha solcato la classicità, è approdato sui lidi del Lazio, ha fondato Roma, illuminato l’Inferno di Dante, sorvegliato l’epopea del capitano Achab di Moby Dick e il Tasso della Gerusalemme liberata per approdare concentrando tutte le sue fatiche in un giorno nell’Ulissiade di Leopold Bloom cantata da Joyce?
Un possibile responso – la mostra è l’odissea delle odissee, una fra tutte le rotte possibili è qui, tra opere uniche (la irresistibile Afrodite callipigia del II secolo d.c. dal Museo archeologico di Napoli, la Penelope dei Musei vaticani) e curiosità (un arazzo seicentesco prestato dal Quirinale, la voce di Vittorio Gassman che recita il canto XXVI° dell’Inferno dantesco): ed è la Bellezza eterna di una avventura unica che gli artisti hanno trasformato in capolavori di ogni tempo.
Si inizia con la gigantesca e sontuosa Assemblea degli dèi (1602-03) di Pieter Paul Rubens – a chi è in mano il destino degli uomini, a loro stessi o agli dèi? e poi, al centro della navata centrale dell’ex chiesa di San Giacomo, ecco il relitto della più antica nave al mondo mai ritrovata e qui esposta per la prima volta, proveniente dai depositi del Museo archeologico di Gela: è un’imbarcazione commerciale del VI-V secolo a.C., scoperta nel 1988 al largo di Gela, lunga 17 metri e che trasportava anfore di vino e olio. Era così, il legno di Ulisse e dei suoi compagni?
Il viaggio inizia. Statue, anfore, i crateri della civiltà pittorica greca. L’incontro con Nausicaa, la costruzione del cavallo di Troia, l’altissimo Cavallo (2014) di Mimmo Paladino, i ciclopi, gli eroi Achille e Aiace che giocano a dadi… La seduzione delle sirene narrate dalle urne etrusche, gli affreschi romani staccati dalle ville sull’Esquilino con le vicende di Ulisse-Odisseo (la genealogia del Potere), le miniature e i bestiari medievali dove le sirene da donne-uccello diventano donne-pesce, il folle volo verso l’età moderna (si dice che Dante abbia scritto l’Inferno solo per incontrare Ulisse…), i cassoni nuziali dipinti del Quattrocento, l’Umanesimo che premia le virtù di Penelope – fedeltà e pazienza – le sceneggiature degli artisti barocchi, le peripezie di Ulisse che nel Cinquecento diventano quelle del Principe: tra le molti arti di Ulisse c’è anche quella di governo.
E poi Guercino, Beccafumi, le mille Circe sensuali e magiche, il Neoclassicismo, la questione omerica (Omero era uno, Nessuno o centomila?), i quadri dell’Hayez (qui ce ne sono quattro) e di Füssli, un’intera sala con i Preraffaelliti e il Simbolismo, fino al Novecento. È il ritorno al classico della Metafisica (Itaca è vicina): con De Chirico, Savinio, Carrà, La nave di Ulisse (1934) di Corrado Cagli, La Solitudine (1925-26) di Mario Sironi e una magnifica statuetta in gesso di Arturo Martini che raffigura Ulisse (1935) con le braccia tese. Umano, molto umano.
L’ultima opera, nell’ultima sala, è la celebre Testa di Ulisse (4-26 d.C.) dal Museo archeologico di Sperlonga l’immagine-icona della mostra che immortala l’eroe, bellissimo e non sconfitto, con gli occhi vuoti. Che però precedendo di millenni le nostre inquietudini, le nostre sfide, la nostra voglia di rischiare, di conoscere, di andare oltre – hanno visto tutto.