Daniele Manca, Corriere della sera, 26 XII 2017
Benedetto Cotrugli, l’italiano
che inventò l’etica del capitalismo
La prestigiosa rivista «Harvard Working Knowledge» si occupa dell’opera sull’arte della mercatura scritta da un dalmata nato nel Quattrocento.
Di regali il Rinascimento ne ha fatti parecchi all’Italia e al mondo occidentale. Ma solo negli ultimi mesi anche l’economia e gli affari stanno scoprendo che gli debbono qualcosa in più. Non tanto e non solo per la partita doppia che Luca Pacioli delineerà in maniera compiuta nel suo Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalità nel 1494. Ma per un altro libro, precedente, la prima opera del genere chiamato in inglese how to do. Un manuale di business. Come fare il mercante iscrivendo però la professione in un’architettura di princìpi, di valori, di dedizione. Quell’etica del capitalismo che possiamo pensare abbia avuto origine proprio da un manoscritto del 1458 pubblicato a Venezia solo nel 1573 a firma di Benedetto Cotrugli.
Il Libro del’arte de la mercatura è stato tradotto quest’anno in inglese da John Francis Phillimore e pubblicato dalla prestigiosa Palgrave Mc Millan: The Book of the Art of Trade (titolo inglese del libro di Benedetto Cotrugli, Palgrave Macmillan, pagine 244, $ 129). Se n’è parlato a Venezia lo scorso febbraio. Ca’ Foscari e il suo ex rettore Carlo Carraro, assieme al banchiere Fabio Sattin che ha fatto da trait-d’union con Dante Roscini, docente a Harvard, e uno dei maggiori storici viventi, Niall Ferguson, sono idealmente le persone attorno alle quali il fenomeno Cotrugli è andato affermandosi. Tanto da sbarcare alla prestigiosa università di Boston lo scorso ottobre e sulla prestigiosa rivista «Harvard Working Knowledge» a fine novembre.
Comprensibile l’attenzione. La domanda dalla quale sono partiti gli studiosi è semplice: come è possibile che un mercante italiano (le sue origini sono a Dubrovnik, al tempo chiamata Ragusa), del XV secolo possa insegnare qualcosa agli imprenditori di oggi, ai businessmen? La risposta è nella storia stessa di Cotrugli, che si ritrova a dover fare il mercante mentre stava studiando all’Università di Bologna. Entrando nel mondo del commercio lo trova disorganizzato, senza una vera cultura, indisciplinato, preda di uomini che, incuranti delle leggi e delle regole, pensano solo a come arricchirsi.
Nel libro, diviso in quattro parti, si descrive invece un nuovo tipo di mercante. Capace di essere generoso con i poveri come lontano dalla politica. «Generalmente con nessuna corte non è conveniente al mercante impicciarsi et macime d’avere magistrati o administrationi, perché sono cose periculose, et quelli tali non sono di ragione da essere reputati mercanti, ma offitiali», scrive Cotrugli. Una professione da esercitare con onore, integrità, diligenza. E sebbene siano necessarie astuzia e scaltrezza, con queste non si deve esagerare.
Anche la successione deve essere preparata con cura e guidata dalla meritocrazia. I figli dovranno avere tutori che insegnino loro l’arte e facciano capire princìpi come quelli sul denaro. «Al tuo figliol non lasci maneggiar danari fino a che cognoscha che cosa è il danaro et quanto val, et con quanta fatica si guadagna», scrive il mercante filosofo. Come ha spiegato Roscini alla rivista di Harvard «ci sono concetti che rimandano alla corporate social responsibility e alla responsabilità verso la comunità». Concetti che solo qualche secolo più tardi faranno capolino tra le riflessioni sul capitalismo e i suoi fondamenti.