Francesco Di Frischia, Corriere della sera 8 XI 2015 (in Dagospia)
UN PAESE IN RIPRESA (PER IL CULO).
TRE MILIONI DI FAMIGLIE IN ITALIA, L’11,7%, SONO IN DIFFICOLTÀ NEL SOSTENERE LE SPESE DI MUTUO O AFFITTO, TASSE E BOLLETTE.
NELLE FAMIGLIE CON I REDDITI PIÙ BASSI, I COSTI LEGATI ALL’ABITAZIONE INCIDONO ANCHE PER IL 66% DEL REDDITO.
Non è un caso: il reddito delle famiglie l’ anno scorso è rimasto sostanzialmente uguale a quello dell’ anno prima tanto che ben il 13,8% è arrivata a consumare beni autoprodotti (orti e aziende agricole familiari) – Ma il conto delle utenze ha continuato a salire…
Casa dolce casa? A spulciare i dati di Istat, Confesercenti, Cgia e Agenzia delle Entrate non si direbbe. Perché a una spesa che scende per una tassa (sugli immobili) cancellata, c’ è sempre qualche altro pagamento da effettuare. Per cosa?
Per la casa. Che tra mutuo o affitto, bollette e tasse può arrivare addirittura a incidere, per alcune famiglie, fino al 66% del reddito. Come si legge nella relazione che l’ Istat ha consegnato ieri durante l’ audizione in parlamento sulla legge di Stabilità. Tre milioni di famiglie in Italia, l’ 11,7% del totale, sono in difficoltà nel sostenere le spese dell’ abitazione e si sono trovate, almeno una volta nel corso del 2014, in arretrato con il pagamento del mutuo o dell’ affitto e delle utenze domestiche.
Ritardo che, a detta dei tecnici Istat, «si associa all’ onerosità delle spese stesse e, in particolare, alla loro incidenza sul reddito disponibile». Non è un caso: il reddito delle famiglie l’ anno scorso è rimasto sostanzialmente uguale a quello dell’ anno prima tanto che ben il 13,8% è arrivata a consumare beni autoprodotti (orti e aziende agricole familiari).
Ad aumentare però sono state le spese. Prendi le bollette: nonostante i cali dell’ energia elettrica (-1,5% nel 2015) e del gas (-3,6%), il conto delle utenze e dei servizi ha continuato a salire. Secondo Confesercenti quest’ anno le famiglie pagheranno quasi il 10% in più rispetto a quattro anni fa (9,6%) e lo 0,9% in più rispetto al 2014.
Gli aumenti annuali sono circa la metà rispetto a quelli dell’ anno scorso (+2%), ma ancora superiori di oltre quattro volte rispetto al tasso di inflazione.
Idem per l’ acqua potabile: nel 2015 è costata alle famiglie l’ 8,8% in più dell’ anno scorso e in quattro anni, dal 2011, è volata a +36,6%. E così, nell’ insieme, le tariffe a controllo nazionale registrano un aumento dell’ 1,5% – dovuto soprattutto agli incrementi delle tariffe postali (sopra al 10%) e telefoniche – mentre quelle a controllo locale segnano un +1,7%.
Che la casa sia diventata ormai un’ onere che può rivelarsi pesante per le famiglie italiane, lo si legge anche dal report Istat 2014 sui consumi: la spesa media mensile delle famiglie si è attestata a 2.110 euro. Ma andando a leggere i capitoli di spesa, balza subito all’ occhio una percentuale: quella più alta, il 36,7% , è destinata proprio all’ abitazione.
Che costituisce «una delle voci principali del bilancio familiare» ha ribadito ieri l’ Istituto di statistica. E in alcune regioni come Liguria e Lazio arriva a superare anche il 40% delle spese totali. A soffrire di più sono proprio le famiglie con i redditi più bassi, dove la spesa per l’ abitazione arriva ad incidere anche per il 66% del reddito.
Ma quando si parla di casa non si può non parlare anche di banche. Se è vero infatti che in Italia esiste un’ ampia fetta di famiglie con immobili di proprietà senza mutuo (il 57,1%), è altrettanto vero che per chi ce l’ ha, il mutuo, arriva a coprire il 73,2% del totale delle spese per la casa, quota che sale a valori che arrivano anche intorno all’ 80% per le famiglie più giovani. E sono proprio le famiglie di recente costituzione, soprattutto quelle senza figli, a subire l’ onere maggiore per il mutuo.
E il calo dei tassi di interesse degli ultimi tempi aiuta fino a un certo punto visto che, come ha ricordato la Cgia di Mestre, «in Italia i tassi sono più alti del 9 per cento rispetto all’ area dell’ euro». Poi c’ è la questione, non proprio marginale, delle tasse. Solo nel 2014 lo Stato ha incassato, tra Tasi, Imu e imposte sulle locazioni 42,1 miliardi di euro. Ora sparirà la Tasi sulla prima casa ma nel frattempo tra il 2012 ed il 2015 la Tari, la tassa sui rifiuti, nelle grandi città è aumentata mediamente del 24,1%.
Tanto da esser definita, per alcuni, il vero incubo degli italiani. «Bisogna però tenere in considerazione una cosa – spiega Carlo Garbarino, tributarista e professore dell’ Università Bocconi – un conto sono i carichi fiscali che gravano sugli immobili, un altro sono quelli non fiscali come le bollette e le spese ordinarie. La cancellazione della Tasi è una buona notizia, anche se non è detto che vada a influenzare i consumi e la spesa delle famiglie. Negli ultimi anni, chi in un modo e chi nell’ altro, sono riusciti a farcela odiare questa imposta sulla casa. Le tasse non piacciono a nessuno ma da noi sono stati fatti talmente tanti pasticci che c’ era più di un motivo per cui fosse giusto eliminarla».