Paolo Ferrero*, blog su Il Fatto Quotidiano, 31 VIII 2022
Crisi energetica, un disastro europeo: eppure esiste una strada semplicissima
Il maggior guaio che pesa sulla testa degli italiani alla fine dell’estate è l’aumento senza freni del prezzo del gas e dell’energia elettrica. Questo significa infatti non solo un salasso pazzesco per le famiglie ma anche la chiusura di molte aziende che con questi costi finirebbero letteralmente “fuori mercato”. Stiamo parlando di aumenti assurdi che vanno da 5 a 10 volte in un anno in larga parte generati dai maxi profitti delle aziende: per avere un’idea, nei primi sei mesi del 2022 l’Eni ha aumentato i profitti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso del 600%.
Non si tratta di un problema mondiale ma di un disastro europeo, frutto unicamente delle scelte politiche fatte dai governi europei. Non è quindi un problema irrisolvibile: basta cambiare politica e il governo italiano lo potrebbe fare domattina se solo volesse.
Di fronte a questo disastro le forze politiche a favore della guerra, da quelle che compongono il governo Draghi fino a Fratelli d’Italia, propongono provvedimenti ridicoli, che vanno dal consiglio di riscaldarsi un po’ meno a qualche contributo per coprire parzialmente l’aumento del prezzo del gas o dell’energia elettrica. Nessuna di queste misure andrebbe a intaccare i motivi dell’aumento dei prezzi o i sovrapprofitti delle aziende del settore. Non a caso Unione Popolare, che è l’unica forza che propone una strada per risolvere il problema, è completamente oscurata dai media mainstream e così il popolo italiano non è messo in condizione di scegliere.
Eppure esiste una strada semplicissima attraverso cui abbassare immediatamente il prezzo del gas e dell’energia elettrica. Vediamo come.
L’aumento è il frutto delle liberalizzazioni e dell’aver affidato il prezzo del gas alla borsa di Amsterdam (il Ttf), che ogni giorno organizza le scommesse (le chiamano trading) e fissa il prezzo futuro del gas: oggi sono in trattativa/scommessa i prezzi quotidiani del gas dal settembre di quest’anno al dicembre del 2027… I prezzi che emergono da questa bisca quotidiana non hanno nulla a che vedere con i costi di produzione del gas ma semplicemente con la speculazione finanziaria sul gas europeo. E’ infatti bene ricordare che mentre il prezzo del petrolio è determinato su scala mondiale, il prezzo del gas è stabilito su scala “regionale” (nello specifico europea) e che il problema è tutto europeo e prodotto artificialmente dalle politiche europee.
In questa situazione di “volatilità dei prezzi”, come dicono gli esperti, tutti i problemi vengono amplificati: la ripresa delle produzioni post-Covid è stata una prima grande occasione di speculazione e la guerra in Ucraina la seconda. La politica del governo italiano – mentre aspettiamo che si faccia una politica europea – deve quindi assumere quattro semplici decisioni:
1) La prima è quella di revocare le sanzioni alla Russia – che com’è evidente non danneggiano la Russia ma solo i popoli europei – e di fare un accordo pluriennale con la Russia per la fornitura del gas che ci serve nei prossimi anni;
2) La seconda è che lo stato italiano faccia accordi di fornitura del gas direttamente con i paesi produttori. Accordi pluriennali, calmierati ed esterni alla borsa speculativa di Amsterdam;
3) La terza è quella di tassare al 90% i sovrapprofitti fatti dalle aziende del settore in questi mesi;
4) La quarta è quella di programmare sul serio la transizione ecologica dell’economia italiana fondata sullo sviluppo delle energie rinnovabili e sul risparmio energetico programmato.
Con queste quattro semplici decisioni, che si possono prendere domattina, il prezzo del gas e dell’energia elettrica in Italia crollerebbe, tornando ai prezzi di un anno fa, e le grandi aziende del settore non potrebbero più speculare sulla nostra pelle.
Perché i partiti che compongono il governo Draghi e la Meloni non propongono questa semplice misura? Perché sono tutti convinti sostenitori delle politiche liberiste, della guerra e delle stupidaggini raccontate dalla Nato sulla guerra. Tra le stupidaggini più grandi vi è quella delle sanzioni economiche che avrebbero piegato la Russia: a distanza di sei mesi è evidente, ed è bene ribadirlo, che quelle sanzioni non sono fatte contro la Russia ma contro i popoli europei.
Per questo come Unione Popolare diciamo che occorre cambiare linea e avere il Controllo Pubblico sul settore energetico, al fine di calmierare le bollette e garantire una transizione ecologica verso le energie rinnovabili connessa con la salvaguardia dell’occupazione e con la giustizia sociale. Perché per costruire la pace occorre aprire una trattativa con i nemici e non continuare a fornire armi all’Ucraina con l’obiettivo impossibile di “vincere la guerra”. Perché per abbassare i prezzi del gas occorre comprarlo da chi lo produce e non dagli speculatori.
Perché risolvere i problemi è semplice: basta volerlo fare.
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* Rifondazione Comunista – vicepresidente Partito della Sinistra Europea