Gabriele De Stefani, La Stampa, 20 VIII 2022
Torlizzi: “Subito il razionamento dei consumi la guerra dell’energia ormai è persa”
«Continuiamo ad eludere il problema: serve un piano europeo di razionamento del gas, nell’immediato non c’è altro da fare che limitare i danni. Gli aumenti continueranno e non potremo reggerli». Per Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza sulle materie prime T-Commodity, il peggio deve ancora venire: «Vanno fermati i settori energivori non strategici, garantendo poi indennizzi, e obbligare i cittadini a ridurre i consumi».
Il ministro Cingolani dice che le riserve basteranno.
«Ma avremo sempre bisogno dei flussi, ancora molto deludenti: Nord Stream 1 è al 20% della sua capacità. E poi il mercato è europeo: se anche l’Italia andasse in surplus, e non accadrà, dovrebbe poi redistribuire il gas in eccesso. Del resto se il prezzo continua a salire, significa che il mercato ha chiaro che le dinamiche resteranno sfavorevoli».
A cosa si riferisce?
«Rischiamo stock bassissimi in pieno inverno, il che significa problemi a lungo termine. Serviranno due-tre anni prima che gli accordi con i nuovi fornitori diano benefici. I mercati sanno che i governi hanno paura di fare quel che serve: il razionamento dei consumi. E lo fanno pagare».
Sta dicendo che la guerra energetica con Putin è persa.
«È così. Il mercato dell’energia era già in grossa sofferenza prima della guerra e non era in grado di sostenere un nuovo shock. Le sanzioni sono state un’illusione, così come lo è ora immaginare di risolvere trattando con Putin».
Perché?
«Davvero qualcuno crede che torneremo alle relazioni pre-invasione e che sedendoci attorno a un tavolo riporteremo il gas a 20 euro al megawattora? È un wishful thinking. Europa e Usa possono solo coordinare le politiche energetiche. Il problema era e resta la bassa produzione: servono infrastrutture, rigassificatori, nuove estrazioni».
Non sta parlando di energie verdi.
«Si è fatta troppa ideologia e la stiamo pagando: le rinnovabili non sono ancora in grado di sostituire le fossili. Il Green Deal europeo è stato un atto ideologico e dirigista».
Ma il Green Deal risponde all’enorme emergenza del cambiamento climatico.
«Sono processi lunghissimi, è assurdo pensare di risolvere così. L’impatto sull’ambiente è modestissimo. E intanto che l’Europa è così zelante benché produca meno del 10% delle emissioni, il resto del mondo va in un’altra direzione».