La Sicilia che non ti aspetti? Sui monti sulle tracce del Gran Conte Ruggero
«Da Palermo a Messina per le montagne – 370 km in cammino lungo le vie francigene della Sicilia» (Terre di Mezzo), è il secondo dei quattro volumi del progetto di Davide Comunale «Cammini Francigeni di Sicilia», per oltre 900 km a piedi o in bicicletta.
Un viaggio alla scoperta della Sicilia che non ti aspetti, quella montana, percorrendo antiche vie di pellegrinaggio, strade normanne e prima ancora romane, seguendo le tracce delle dominazioni prima angioina, poi aragonese, spagnola, austriaca e borbonica. Un sovrapporsi di regni e di opere che stratificano secoli e paesaggio lungo Madonie, Nebrodi e Peloritani fino allo Stretto, antica porta dell’isola sull’Oriente. «Da Palermo a Messina per le montagne – 370 km in cammino lungo le vie francigene della Sicilia» (Terre di Mezzo) è la seconda guida dell’archeologo Davide Comunale, ideatore e promotore dei Cammini Francigeni di Sicilia, con quattro itinerari individuati, per oltre 900 km da percorrere a piedi o in bici, dopo «La Magna Via Francigena», pubblicato sempre con lo stesso editore. «Il libro può essere decodificato a più livelli, sottolinea l’autore, quello naturalistico perché l’itinerario attraversa tutto l’arco appenninico siciliano, è un percorso continuo sui monti. Si parte dal mare per arrivare intorno ai 1200-1300 metri. È una montagna a tutti gli effetti, anche se non altissima, in cui in inverno si raggiungono basse temperature. C’è un clima diverso rispetto alla costa anche se le separano soltanto 50 km».
E lungo la strada fra rocche medievali, costruzioni normanne e cupole arabeggianti si incontrano gioielli come Palazzo de Normanni a Palermo, patrimonio dell’umanità (Unesco) dal 2015, il Castello di Caccamo, costruzione difensiva molto apprezzata al centro di Indictus, una fiction sul Medioevo arabo normanno nei borghi delle Madonie trasmessa su YouTube molto apprezzata, o quello di Sperlinga in provincia di Enna, dove la lingua si è fermata al 1200 e si parla un misto fra occitano e provenzale. Un itinerario di 20 giorni con 18 tappe — ma è possibile spezzarlo e organizzare il percorso in base al tempo a disposizione — per immergersi nella storia attraverso il paesaggio, sulle tracce del Gran Conte Ruggero che con i Normanni liberò l’isola riconsegnandola ai cristiani dopo due secoli di dominazione musulmana: «C’è naturalmente anche un interesse di tipo storico/archeologico — spiega Comunale — Ruggero I di Sicilia si spostava attraverso i monti pieni di rocche e castelli. In ogni centro ce n’è uno, il che fa capire come il controllo di queste strade fosse sempre stato fondamentale. Anche nel secondo dopoguerra ci fu questa stessa esigenza con l’esercito americano».
Regie trazzere, strade a fondo naturale utilizzate per il trasferimento dei pascoli e vie francigene siciliane «Si chiamavano così in quanto sotto il dominio di franchi – spiega Comunale — vi sono reperti storici, diplomi, fra il 1100 e il 1200, che ne attestano questa denominazione. I Normanni certificavano che quella presenza era di potere regio. C’erano quindi consolari romane o vie importanti di comunicazione che hanno successivamente mantenuto il loro ruolo. La Regia trazzera rappresenta un itinerario valoriale di spessore che permetteva a chi camminava nell’800 di andare da una parte all’altra. In altri momenti queste strade hanno preso il nome di via excercitus. I Normanni arrivano nell’XI secolo e mantengono sempre la stessa importanza, finalità e significato. La Sicilia è la seconda regione italiana per numero di strade ed è quella che riesce più delle altre a mantenerle immutate perché il territorio non è cambiato» . Un viaggio alla ricerca della nostra identità più profonda, che è possibile compiere anche in bicicletta — in alcuni casi deviando sulle provinciali — accompagnati da una guida che contiene anche tutto ciò che è necessario per mettersi in cammino fra cartine dettagliate, altimetrie e dislivelli.